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Visualizzazione dei post da 2023

Sì, anche quest'anno arriva la storia di Babbo Natale

Tant'è che anche questo 2023 se ne sta andando e io arrivo alla fine di questo anno con una sensazione di piacevole sorpresa per ciò che è rimasto e non è andato via nonostante tutto, di meno piacevole rassegnazione per ciò che invece sembra via via sfuggire fra le dita, e di un grande punto di domanda su ciò che mi riserverà il 2024. Ma diciamolo piano, perché le annate pari ci hanno dato gatte da pelare (vedi il 2020, anno bisestile come il prossimo) quindi consiglio una bella ravanata alle parti basse per gli uomini e qualunque sia l'equivalente femminile di un gesto scaramantico per le donne (merda, neanche questo abbiamo, poi dice che il patriarcato non esiste). Qualcuno narra (io, viste le interazioni qui dentro) che ormai la tradizione del nostro Babbo Natale in trouble non possiamo proprio evitarla e pare vada riproposta ogni anno come Una poltrona per due , Trappola di cristallo e Mamma ho perso l'aereo , ma non prima di aver mandato un affettuoso saluto ultraterr

Ancora

A volte ho la sensazione di non essere reale. Forse è colpa del fatto che lavoro tante ore da sola, forse ho questa abitudine di guardarmi da fuori, forse è perché ultimamente la confusione nella testa regna sovrana. Mi sento irreale, eppure so che le mie azioni hanno delle ripercussioni sulla realtà quindi dovrei rendermi conto che è una sensazione stupida. Cerco di fare cose concrete, regolari, misurate perché i ritmi e le cose cadenzate mi danno sicurezza. Provo a evitare le distrazioni ma non ne sono tanto capace. Finisco per inventarmi mondi immaginari e perdo l'àncora. È un bene o un male, perdere l'àncora? Non lo so proprio. A volte tutto sembra così insignificante se si pensa alla fine che faremo tutti, che mi chiedo a che pro reggersi sempre al parapetto, anche quando il mare si fa burrascoso? Però sì, rivorrei la calma. Rivorrei il silenzio. Rivorrei la sicurezza, o almeno la convinzione, di aver fatto bene. Rivorrei la sensazione di felicità scontata che scontata non

Quando le parole non servono

Ieri pomeriggio mia madre ha detto a mia figlia che il Natale le mette tristezza, e così mia figlia le ha dato da leggere Il lupo che non amava il Natale . Io non so se voglio aggiungere altro, oggi, a questo aneddoto, perché mi pare che si racchiuda così tanto in questa immagine e forse la voglio proprio lasciare così.

Luminosa e gentile

Oggi ho pranzato tardi, verso le due e mezza, ho alzato la testa dai miei crucci e guardato fuori dalla finestra e la luce calda dell'autunno ormai inoltrato si posava proprio così, luminosa e gentile sulle case di fronte. Stamattina quei crucci, quelli da cui più tardi avrei alzato la testa, mi erano parsi per diversi minuti, forse un'ora, insormontabili, mi erano scoppiati nel petto e avevo pianto, avevo pianto tanto sconvolgendo il mio viso, i miei occhi, faticando quasi a respirare, e indugiando per un millisecondo, forse molto meno, un'unità di misura più infinitesimale, ma comunque, su un orlo di un abisso. Poi però ho fatto il possibile per ricomporre la mia faccia e farla sembrare un po' meno un Picasso, per i pensieri e gli stati d'animo ci vorrà più tempo. Ho fatto cose che dovevo, cose che non avevo voglia ma che mi hanno fatto bene, mi hanno anche un po' distrutta. Non credo sia casuale che proprio oggi a funzionale abbia dovuto fermarmi per qualche

Così lunga è la strada

È difficile e si sta male. E sì, siamo stanche. Quando ero molto più giovane ho lasciato un ragazzo e sapevo di non riuscire a farlo perché diceva di no. Che lui non voleva. Mi sentivo terribilmente oppressa, una sensazione orribile di totale mancanza non di libertà, proprio di non potermi muovere. Non era violento, non lo è stato fisicamente, ma emotivamente ero devastata. Ho fatto e detto cose orribili e che nemmeno pensavo perché mi lasciasse finalmente andare. L'assurdità di questa frase: mi lasciasse andare. Perché non mi lasciava andare. E lì ho rischiato, perché per quel che ne so avrebbe potuto arrabbiarsi e farmi male. Una sera, l'ennesima in cui uscivamo per "parlare", in cui gli dicevo che non volevo più stare con lui, che era finita, l'ennesima sera in cui siamo tornati a casa e io pensavo finalmente è l'ultima e lui invece allora domani ti passo a prendere. Quella sera aveva un coltello da cucina in macchina. L'ha preso in mano dicendomi una c

Fotografie

Ho visto la foto di una conoscente su Instagram, una foto in cui lei era circa ventenne credo, si chinava verso la madre, che invece era seduta e tendeva le mani come a tenerle la testa prima di, immagino, un bacio affettuoso. Un momento rubato, di una persona che ho conosciuto moltissimi anni fa ma che conosco poco, ma non ha importanza questo, quell'attimo colto da chissà chi mi ha provocato un tuffo al cuore. Il tuffo al cuore perché so che quella mamma non c'è più e mi domando quanto possa mancare alla figlia l'affetto che traspare da quella foto. E poi un tuffo al cuore perché io non ho un ricordo così, con mia madre, ma non perché non ci fosse qualcuno a immortalarlo o raccontarlo, ma perché da una certa età in poi almeno, un certo tipo di gesto affettuoso è venuto a mancare sempre. Mi chiedo quanto questo abbia influito su un certo mio sentire, sulla mia difficoltà ad avvicinarmi ad altri, sulla sensazione perenne di un abbraccio mancato. Che provo in tutti i modi a

Come va finora

Esattamente un mese dall'ultimo post, e non è agosto, ma sono state settimane molto molto e ci aggiungo un altro molto intense, e anche piuttosto incasinate. Partiamo dall'inizio: la scorsa primavera cominciamo ad avere qualche problema con il riscaldamento in casa. Perdeva pressione molto velocemente e andava caricato ogni volta, per fortuna ormai si accendeva poco ma faceva ancora abbastanza freddino da essere un disagio. L'idraulico dice c'è sicuramente una perdita d'acqua da qualche parte, quindi ci mettiamo alla ricerca, all'appartamento di sopra (sì, avevamo un impianto degli anni Sessanta credo, e i tubi passavano ancora di sopra prima di tornare giù, molto conveniente) e in giro per casa, con tanto di strumenti eccetera ma niente. Se si trovava la perdita magari tamponavamo, invece no. Long story short , abbiamo dovuto rifare l'impianto, il che è un bene perché ora non passa più di sopra, ma ovviamente avere i lavori dentro casa mentre ci vivi (e lav

Di tante cose e quel che manca

Questo nuovo andazzo di mille cose da fare e cercare di non pensare troppo sta dando i suoi frutti, tutto sommato. Infatti non sono nemmeno venuta più a scrivere qui, e oggi sto tirando fuori qualche minuto da giornate molto intense giusto perché sì. Perché ieri ho compiuto gli anni, ho raggiunto i quaranta, ma alla fine mi sembra solo una parola come un'altra più che chissà che traguardo. Come ti senti oggi che hai un anno in più?, chiedevano a mio fratello quando era piccolo. E lui rispondeva, uguale a ieri, e alla fine aveva ragione lui. Niente grandi festeggiamenti? Ma no, era martedì, la scuola, il lavoro, il dentista per mia figlia, niente si ferma solo perché è il 26 settembre. Poi, nel weekend, vedremo. Per quanto ami il mio compleanno come forse pochi altri, non sento questa necessità di farne una gran storia, ogni tanto mi chiedo quanto sia più che altro la "pressione" da fuori a insistere. In fondo, vorrei solo fare qualcosa che mi fa stare bene, e non sempre q

Così come sono sempre stata

La settimana, questa settimana piuttosto folle, sta finalmente finendo. Il ritorno a scuola, la compagna di classe di mia figlia qui a pranzo, il lavoro, portala a judo, prendila da judo, vai all'incontro di Pordenonelegge, la vita, l'universo e tutto quanto. E il tutto senza l'ausilio di nemmeno un goccio di alcol. Mi farei pat pat sulla spalla, ma meglio aspettare che sia finita davvero. La prossima settimana inizierà in teoria una routine più regolare, tra tempo pieno a scuola e altri giri ormai rodati. Manderò il cane in villeggiatura dal nonno e ci aspettano 3 giorni mamma-figlia, che tutto sommato non mi dispiacciono mica. Meno gente a casa vuol dire anche meno confusione. Forse riprendo la palestra, forse prima o poi il coro riprenderà (non so ancora nulla), e forse riuscirò ad andare di nuovo a correre (questa settimana, a parte lunedì, era impossibile). Ma si sa, il primo impatto sconquassa sempre un po'. L'anno scorso l'ho presa malino, quest'anno

Solo adesso

Qualche notte fa ho fatto un sogno strano, un po' inquietante anche se non catastrofico. Mio papà era in un aereo, e io e mia mamma lo stavamo aspettando a terra. Eravamo all'aperto, in un luogo che non saprei definire, so che c'era un lago ma non eravamo lontani da un qualche paesino. Comunque, non so come, mio papà chiama mia mamma dicendole che è un po' in ritardo e che quando passano sopra al lago con l'aereo, di solito c'è qualcosa che tende ad attirarli verso il basso. Quindi io già mi immagino l'aereo che precipita nel lago. E infatti più o meno succede, anche se non lo vedo precipitare perché ci sono delle nuvole bassissime che coprono la visuale, e non è una cosa davvero catastrofica, sono tutti dentro solo che da fuori si vede l'acqua che è entrata e rischia di annegarli. Lo so, l'avevo detto che era abbastanza inquietante, ma alla fine nessuno è morto. Il mattino dopo siamo andati al mare, e mentre ero in macchina mi torna in mente il sogn

Non ho abbracciato quanto avrei voluto

Per me è ormai la seconda settimana di lavoro, la scorsa è iniziata col botto quindi devo dire che ormai lo shock da rientro è passato. Preferirei aver già prenotato un altro viaggio? Sì. Però forse qualche idea in mente ce l'ho. Non ho voglia di stare ferma. E non intendo con i viaggi, che poi non si può sempre spendere, ma in generale. Non ho voglia di pensare. Lo so che farei bene a prendermi del tempo e riequilibrarmi e che riempirsi di troppe cose solo per non pensare prima o poi fa scoppiare, ma questa volta in barba a tutta la consapevolezza e al buonsenso del mondo, no, non ho voglia di cercare di rilassarmi e ho voglia solo di strafare e relegare tutto il resto in un angolino, riempirmi di tutto, impegni se possibile, lavoro che tanto ci tocca comunque, sono andata al cinema appena Dafne è rimasta a dormire dal nonno, a correre (ho comprato le scarpe nuove, finalmente), devo comprare le cose per l'inizio della scuola e, mio Dio, ricomincia la scuola, e ospito a pranzo

Detox

Certo, è un po' un cliché farlo a settembre, o comunque subito dopo le vacanze, ma mi sono ripromessa di bere meno, di stare meno sui social, di togliermi qualche abitudine poco salutare, di concentrarmi su quelle che giovano di più a corpo e mente, compreso provare a ignorare la negatività o almeno farci qualcosa che aiuti a cambiare direzione. Riprenderò a correre appena sarò uscita da questi primi giorni di marea lavorativa, forse già stasera o domani, (se sarò sicura che il piede non mi farà più male, dopo aver rischiato di ammazzarmi sugli scalini di casa l'altro giorno :D). Piccoli passi. Che spero mi aiutino a concentrarmi meglio sul lavoro, sui libri che voglio leggere e su qualcosa che vorrei fare e che ancora non so. Un pezzettino alla volta, ma con determinazione.  Per fortuna durante la settimana in Grecia sono riuscita a staccare completamente, almeno dal lavoro, ma anche da molto altro e a rilassarmi, a dormire finalmente bene (questa cosa è stata già rovinata dal

Il tumulto delle onde

Questa estate è strana in tanti modi e anche agosto lo è. Di solito ho ancora qualcosa da fare a inizio mese e poi andiamo via, questa volta siamo andati via qualche giorno a inizio mese, decidendolo un po' all'ultimo, e ora ho alcune cose da fare per non ritrovarmi con l'acqua alla gola a settembre. Ma lo faccio con tempi lenti, e anche il resto ha tempi lenti, Dafne dorme a lungo al mattino, quasi sempre, e facciamo un po' tutto senza badare troppo all'orologio. Dopo Ferragosto torneremo via, anche questa una meta scelta con tempi limite rispetto al solito perché non sapevamo bene in quanti saremmo partiti, e perché eravamo un po' titubanti per motivi vari. Avrei preferito una meta un pochino più sperduta ma va bene, spero solo di rilassarmi, che Dafne si diverta e di mangiare bene, alla fine. Magari più avanti avremo tempo, e testa, spero, di organizzare viaggi più pensati. A inizio agosto siamo tornati alle Cinque Terre dopo quasi dieci anni, sono cambiate m

Che altro rimane

Fare cose che di solito non faccio è sempre il mio modo per cercare di sbloccare le situazioni. Non funziona sempre come dovrebbe ma ci si prova. Ieri mattina per esempio sono andata a correre molto presto, molto prima del solito, perché la giornata me lo consentiva. Ho trovato tutto quello che pensavo avrei trovato: il silenzio, le strade semideserte, la luce incantevole del sole ancora basso in un cielo ancora limpido, e per via del maltempo dei giorni scorsi  c'era anche molto più fresco del solito. E le pozzanghere e le foglie bagnate a terra, che, lasciando perdere i danni che purtroppo ci sono stati, contribuivano a creare un panorama davvero apprezzabile. Ho corso, e respirato, e buttato fuori tutto ciò che riuscivo a buttare fuori. Forse domattina replico, se mi sveglio col piede giusto. Forse agosto mi permetterà di ritrovare davvero un po' me stessa, con i suoi tempi diversi, sia a casa che lontano da casa, di staccare un po' la spina, di cambiare un po' aria,

Un riassunto di luglio

Ultimamente vengo qui e inizio a scrivere, poi mi perdo. Non riesco a scrivere un post che abbia un inizio, una fine, una coerenza sua, e anche se potrei tranquillamente dire chi se ne frega, alla fine non pubblico nulla. Allora ho pensato, sai cosa? Metto insieme gli incipit degli ultimi post e festa finita. E poi se un giorno tutti o anche solo uno di questi incipit avrà un seguito lo riprenderò in mano. In fondo il blog è mio e ci posso fare ciò che mi pare. Ci metto le date, così hanno un po' di senso in più. 11-7-2023 Oggi mentre pranzavo ho fatto una serie di pensieri che mi hanno portata a cercare il nome di mio papà in internet. Mio papà è morto prima che i boomer si facessero i profili social (e molto prima che i boomer si chiamassero boomer), quindi su di lui non si trova davvero nulla. Ho messo varie chiavi di ricerca, varie ditte per cui ha lavorato (era uno che girava per cantieri e ne ha cambiate molte) e nemmeno sotto l'ultima, che probabilmente all'epo

Andrà.

Ce la sto mettendo tutta per sentirmi di nuovo felice e leggera, ma non ci riesco. Lo sono, sono felice so di avere motivo di esserlo e va tutto bene per la maggior parte del tempo, eppure continuo a sentirlo quel qualcosa che mi si scuote in fondo al cuore, o in fondo allo stomaco, ancora non so localizzarlo, e che tenta di allungare i suoi tentacoli scuri e prendersi tutto. Sto cercando di semplificare le cose per avere meno distrazioni dalla concretezza. Sto provando a stare lontana dalle distrazioni effimere. Sto cercando di leggere perché è un rifugio sicuro in cui ogni sentimento o emozione, pur provandoli, puoi relegarli a una realtà che è altra. Sto provando a evitare ciò che è doloroso o che può diventarlo. Oggi è il 20 luglio e sono ancora qui, dopo mesi, che cerco di grattare via la ruggine. Di districarmi dalla mia mente per tenerla più sgombra, per dormire meglio. Ora non ho più il problema di non riuscire a dormire, ora dormo profondamente, faccio sogni agitati e poi mi r

Di estate e cicale

È iniziato luglio, oggi è arrivato un po' di caldo e di bel tempo, oggi ho corso bene, anche sotto il sole, sto lavorando bene, anche se a volte mi distraggo un po', sento le cicale e mi ricordano la pineta al mare, la nostalgia di un'estate come fosse già finita, andata, come se mi mancasse già, come quando qualcosa che manca sembra mancare fin dall'inizio. Oggi scrivo senza saper scrivere, e sento la voglia di fare cose senza saperle fare, perché di quelle che so traccio i confini da una vita e forse è ora di oltrepassarli. Oggi mi sento in bilico tra ieri e domani, come ogni oggi, e mi chiedo se la stretta allo stomaco e il tuffo al cuore fanno parte di ogni oggi e di ogni bilico, o se questi sono più potenti di altri. Oggi ho visto una foto di mia figlia dal nonno, insieme a un riccio in giardino, il verde abbagliante dell'erba sotto il sole, la sua maglietta nera che sta così bene con i pantaloncini rosa, i suoi capelli improvvisamente di nuovo lunghi, le sue g

Forza di volontà

È stato un mese di compleanni, di febbre e di forza di volontà (a volte della sua mancanza), direi se mi chiedessero di riassumere questo giugno. Giugno è sempre un mese un po' faticoso, perché finisce la scuola e bisogna iniziare nuove routine, perché arriva il caldo e si fa più fatica, e poi c'è più luce e più voglia di fare cose ma alla fine le ore di sonno quelle sono. Quest'anno ci si sono aggiunte le influenze con la febbre molto alta, prima Dafne poi Ale, che ancora deve uscirne, e l'allergia che mi dà tregua solo di tanto in tanto. Ci sono state anche cose belle, molte feste di compleanno, qualcuno che mi ha portata anche fuori dalla mia amata comfort zone, e poi spero qualche altra sorpresa la riservi, questa estate dal tempo ballerino (Dio sia lodato per il fresco che ancora riesce a resistere). Eppure nelle ultime due settimane abbiamo arrancato non poco, fra Tachipirina, Ibuprofene, notti insonni e giri dalla guardia medica. Io però ho continuato a correre,

Creare ricordi

Ho provato ad andare più possibile indietro nel tempo per cercare di acciuffare il mio primo ricordo. L'idea del primo ricordo l'ho sempre trovata particolarmente affascinante. Penso che il mio primo sia dei tempi dell'asilo, quando tentavano ancora di farmi dormire nella brandina, il pomeriggio, ma io non riuscivo a prendere sonno e guardavo la mia amica nella brandina accanto e ci facevamo le smorfie. Ricordo anche un grembiulino bianco di cui andavo molto orgogliosa e la strada percorsa a piedi la mattina con mia mamma. Ma forse questi sono ricordi successivi. Oggi facciamo un sacco di foto e video con i telefoni e forse Dafne da grande avrà molti più ricordi di quanti ne abbiamo noi. Forse comunque più di quanti la nostra testa possa contenerne. Ma creare ricordi è sempre stato importante, quanto ci piacerebbe poter fermare così la felicità, il presente, il tempo, le sensazioni uniche di un momento irripetibile. Quando eravamo piccoli i nostri genitori riempivano grandi

Solo una volta è la prima volta

È strano come di prime volte ce ne siano tantissime, eppure ciascuna è solo una e unica e irripetibile. Quando te ne rendi conto cerchi di vivertela fino in fondo, anche se di solito la foga della prima volta ti fa andare a precipizio per provare tutto, tutto insieme: però avrai letto un libro per la prima volta solo una volta, avrai incontrato una persona per la prima volta solo una volta, avrai visto un film, partecipato a un concerto, a un festival, corso per tanti chilometri, passeggiato in riva al mare della Grecia o fino in cima a una montagna o per le strade di Lisbona per la prima volta solo una volta. Non vuol dire che non lo farai più, e questo è rassicurante. E a volte le seconde, terze, quarte volte possono anche essere meglio. Ma quando la prima volta è bella, cercherai sempre di sentire di nuovo quella sensazione lì, e forse non ci riuscirai mai, e anche se ti racconterai la bugia che è come la prima volta, non lo è davvero mai. Le cose cambiano sempre e sarà che sto inve

Il bandolo della matassa

Quando ho bisogno di riconnettermi, con la realtà oppure con me stessa, ci sono due tipi di luoghi in cui mi trovo davvero bene: uno è la montagna, o comunque un posto in mezzo alla natura che sia poco frequentato, lontano dai rumori umani. L'altro è la libreria. Sabato pomeriggio il tempo non era granché e mi sono rifugiata in libreria. Come in mezzo al bosco prendi un lungo respiro di aria pulita, anche lì ho chiuso un attimo gli occhi e preso un lungo respiro prima di iniziare a orientarmi. Potenzialmente, come in montagna, se non fai attenzione ti puoi perdere, e anche fra gli scaffali della libreria, per quanto tu sia un assiduo frequentatore, il rischio è di smarrirsi. Le proposte sono tantissime ed è difficile scegliere, o almeno soffermarsi su quelle giuste. Non amo leggere mille trame nelle bandelle per poi ritrovarmi a non sapere cosa scegliere perché nulla mi convince o troppe cose mi convincono. Perciò di solito entro con un'idea precisa e poi mi lascio ispirare da

Pezzi

 «Non riemergo mai integra dai disastri» ho letto qualche giorno fa in un post di una persona che ha appena perso la madre. Non mi sento a pezzi, ma sento di aver perso molti pezzi per strada, non so da quando. Forse da molto presto, quando mi stavo ancora costruendo e sono stata ferita. Forse questo ha minato la base su cui poi ho costruito il resto malamente, come mi veniva, un pezzo alla volta. Le basi solide si possono mai recuperare? Gli altri crolli, nel corso del tempo, sono avvenuti per colpa mia o per colpa degli altri e delle aspettative? Forse è un concorso di colpe. Cosa posso costruire davvero ora che mi sento in un vortice di incertezza? Come posso riuscire a dare un senso, a dare fiducia alle cose, di qualunque tipo esse siano? Provo a respirare a fondo, due, tre, quattro volte. Ricominciamo da capo. Dopo giorni di pioggia anche se non ininterrotta, stamattina mi sono svegliata e c'era il sole. Mentre accompagnavo Dafne a scuola, mi ha chiesto "Ma mamma, dov'

Cuore anoressico

Quante volte si deve ascoltare una canzone perché smetta di fare male?  Dopo aver lavorato tanto i giorni scorsi ho avuto una mattina libera, e ne avevo davvero bisogno. Ho fatto delle cose in casa che erano da fare, sono andata a correre, rientrata ho continuato a fare ginnastica con pesi, cavigliere e un po' di yoga alla fine perché avevo bisogno di sfogare ogni centimetro di tristezza. Un pochino è servito. Ho mangiato solo un'insalata, perché mi sentivo il cuore così pesante che non riuscivo a pensare di fare di più. Ma prima, mentre passeggiavo con Zuma, subito dopo aver portato Daffy a scuola, avevo ascoltato una canzone di Giorgio Canali che mi ha completamente annientata, per quanto l'ho sentita mia e anche per quanto mi è sembrata bella, e allora l'ho riascoltata all'infinito perché era bella e perché mi faceva piangere, anche se le lacrime mi scendevano mentre camminavo per le stradine del quartiere e la gente mi guardava un po' strano. Pensavo che asc

Cose che si salvano, sperando di salvare anche me.

È stato un weekend impegnativo, ma bello. Venerdì sera ho avuto la mia prima esperienza di adrenalina da palco con il coro, be' se escludiamo il teatro alle medie, soprattutto quello di francese, dove dovevo interpretare una signora mezza pazza che trovava il Gatto con gli stivali (madonna che roba, avevo i capelli lunghissimi fino al sedere, all'epoca, e il tizio che era venuto a dare consigli alle prof per le nostre interpretazioni pensò bene di sfruttare la cosa facendomi diventare una specie di gattara, con indosso una vecchia vestaglia da notte di mia madre, e dovevo prendermi i capelli tra le mani e tirarmeli di qua e di là. Mi vergognavo come una ladra, ma il pubblico rideva molto, quindi era efficace. :D). Ma il coro è stato molto bello tanto che sabato ero quasi in down al pensiero che per un po' non penso proprio replicheremo, ed ero quasi senza voce per quanto mi sono sgolata. Credo di aver anche buttato fuori un sacco di roba, intendo di emozioni, e probabilment

Capire che farne

Sia Invisibile di Paul Auster sia Il mio anno di riposo e oblio di Ottessa Moshfegh sono stati due viaggi strani. Il romanzo di Auster ti porta in meandri inesplorati della mente e della passione erotica, ma anche del bisogno di giustizia e come al solito finisce che non sai bene cosa di quel che è successo è successo davvero, che cosa è realtà e cosa no. Fermo restando che non ha molta importanza, le sensazioni rimangono comunque. Il mio anno di riposo e oblio racconta invece di una giovane donna che cerca di stordirle tutte, le sensazioni, sperando in una rinascita finale. E così mi sono chiesta cosa sia meglio fare, stordire tutto, spegnere il volume del mondo esterno o vivere le sensazioni fino in fondo, con violenza quasi? Ci sono momenti in cui, perché cambiamo noi o perché cambia qualcosa in ciò che ci circonda, il corpo sembra avere frequenze diverse da quelle che abbiamo sempre conosciuto, le percezioni cambiano, tutto sembra arrivare con più forza e lasciare segni più prof

Sulle nuvole

  Che bello era quando eravamo piccoli e andavamo all'avventura. Chissà se i nostri figli lo faranno ancora, o i pericoli ci spaventeranno e non glielo permetteremo più di tanto. Andavo all'avventura con mio fratello e il mio vicino di casa, che quasi era un secondo fratello: poteva essere che prendessimo le bici e raggiungessimo i campi fino alla siepe dietro la ferrovia, e ogni tanto oltrepassavamo la siepe (riempiendoci di resina per la gioia di mia madre quando la sera, nella vasca da bagno, non riuscivo a togliermela da gambe e braccia). Aspettavamo che passasse un treno e lo guardavamo andare, rapido come niente che avessi mai visto. E a volte mettevamo dei sassi sui binari, per vedere cosa succedeva. Ovviamente, nulla. Oppure organizzavamo gare di cross, lo scalino del cortile era perfetto per saltare e impennare con le nostre BMX. E le partite a "chi fa gol va in porta" sull'erba, e io che adoravo stare in porta e mi buttavo su qualunque superficie, dura o

Sovrumani silenzi

  «Ascoltare è forse la cosa migliore che possiamo fare gli uni per gli altri». Ho sempre pensato di essere abbastanza brava ad ascoltare, molto più di quanto non sia a confidarmi e parlare di me stessa agli altri. Ho sempre pensato di essere abbastanza brava ad ascoltare ma forse non è così, perché non basta sentire quello che gli altri ti dicono, non basta udirlo, bisogna anche sentirlo nel profondo, leggere fra le righe, comprendere il non detto. Ascoltare il silenzio. Sto cercando di ascoltare quei silenzi, ora, perché mi sono resa conto che c'è molto nascosto in quelle pieghe. E i miei silenzi sapranno essere ascoltati e capiti? Li saprò io per prima capire e ascoltare? La notte scorsa il cane mi ha svegliata perché aveva bisogno di uscire, e poi non sono riuscita più a dormire bene. Un po' mi scorreva ancora l'adrenalina per le prove del coro, un po' ripensavo ai silenzi. E mi è venuta in mente la poesia di Leopardi e «gli interminati spazi», «i sovrumani silenzi»

Dieci minuti

Quanto mi mancava una giornata di pioggia come quella di oggi, e pare che siamo destinati a sentirne davvero la mancanza e sempre di più. Stamattina ho portato a scuola Dafne e poi passeggiata con Zumino (breve, dato che dovevo finire con un po' di urgenza delle cose di lavoro), sotto l'ombrello. Nonostante il generale fastidio dell'umidità, è stata corroborante dopo una notte così così. Adesso mi prendo questi dieci minuti per me, prima di rimettermi al lavoro che ultimamente le cose si sono fatte incalzanti (come sempre quando si mettono in mezzo feste e ponti). Ma questi dieci minuti tutti miei mi servono a rimettermi in carreggiata, e infatti il bollitore sta già borbottando che è pronto per la tisana. Pasqua non era iniziata nel migliore dei modi, dato che venerdì sono stata un po' male (nulla di grave, cose tipiche del cambio di stagione), ma per fortuna sono riuscita lo stesso ad andare a mangiare la pizza con la mia amica, che fra poco sarà di nuovo in partenza.