Sono reduce da giorni di un'intensità lavorativa non da poco. Ma ne sono uscita, viva. E sono uscita viva anche da Trenitalia, nonostante oggi abbia messo a durissima prova la mia pazienza. Ma non mi sono arrabbiata. Ho pazientato senza incavolarmi. Così si sta meglio. Anche se era sabato. Anche se era sabato e diluviava e c'era vento e freddo. Anche se era sabato e dovevo andare a Udine per un lavoro urgente (urgente come al solito). Anche se stamattina a cinque minuti dal suo arrivo il mio treno è stato soppresso. E per quello dopo dovevo aspettare mezz'ora. Mezz'ora più gli ulteriori dieci minuti di ritardo. E anche se al ritorno, preso il treno alle cinque e mezza con mia somma gioia perché avevo finito un'ora prima di quel che credevo, suddetto treno si è fermato un'ora e mezza perché tra Casarsa e Pordenone era caduto un albero. E quindi a casa ci sono arrivata solo alle otto. Ed era sabato. Ed è sabato. Comunque stasera avevamo il tato (con febbre, oltre...
è soltanto una riscrittura della realtà.