Ho trovato questa splendida fotografia, anzi, questa serie di fotografie scattate con le parole. DeLillo era già il mio autore americano preferito, credo, ma qui mi ha proprio sorpreso, perché certe domeniche d'estate le ho sempre sentite un po' in questo modo, nel modo in cui ho sentito quel che ha descritto qui di seguito: «L'estate in una piccola città può essere micidiale, ancora peggio di quelle nei ghetti urbani o di quelle pesanti e umide dei porti del golfo. Non è l'implacabilità della sporcizia o della disperazione, e non tutti ne soffrono. Ma ci sono giorni, ai margini dei pomeriggi striati negli abissi ricorrenti del tempo, in cui dalla luce all'ombra sembra trasmettersi un messaggio terribile. L'estate si dispiega lenta, un silenzio felpato che si srotola gradualmente sull'acciaio dilatato, e i giorni iniziano a muoversi in rima, quando le distanze si gonfiano insieme ai ponti e il caldo scioglie l'aria, quando il marciapiede si incrina, qu...
è soltanto una riscrittura della realtà.