Ci sono, sono pronta, credo. Stephen King, gli incubi, la fantascienza, pensa uno. Stephen King e l'infanzia, penso io. Ecco, quando si avvicina l'estate, quando leggo dei racconti per ragazzi, quelli con il target d'età 11-13 anni, quando penso alle avventure di Tom Sawyer e Huck Finn, e quando penso a molte delle storie di Stephen King trovo che siano tutti accomunati da questo: l'infanzia, ragazzini che crescono, le loro paure e le loro avventure. Ma soprattutto, la profonda amicizia che li lega e che li aiuta a superare le difficoltà. Io trovo che non si parli mai abbastanza della dolcezza e della delicatezza con cui Stephen King racconta l'infanzia: certo, dolcezza e delicatezza non sembrano le parole giuste quando si parla del Re del Brivido, eppure lo sono. Ed è proprio qui che sta il trucco: tanta è l'innocenza dei suoi piccoli o giovani protagonisti, tanto grande è l'incubo che devono affrontare. Il fatto è che quando si è bambini si rischia di ...
è soltanto una riscrittura della realtà.