Lo so, l'avevo detto che era abbastanza inquietante, ma alla fine nessuno è morto.
Il mattino dopo siamo andati al mare, e mentre ero in macchina mi torna in mente il sogno. Cerco di descrivermelo a parole, nella mente, per fissarmelo e ricordarlo, perché mi sembra che così mi ricordo meglio la voce di mio papà. Non so se ho sognato davvero la voce di mio papà, ma so che era lui. Mentre ero in auto e andavo al mare ho ripensato anche a tutte le volte che ci andavo da piccola proprio con lui. Ora andare al mare qui vicino è una cosa che faccio più per far felice Dafne, ma all'epoca era uno dei momenti di gioia più assoluta quando partivamo con il nostro frigo portatile pieno di panini e bibite alla volta di Bibione Pineda. Andavamo sempre fino al porto Baseleghe, parcheggiavamo lì e prendevamo l'ombrellone in ultima fila, al confine con la parte di spiaggia riservata a chi stava al camping ("così avete più spazio per giocare"; io però sognavo la prima fila, ma tacevo ben sapendo che le abitudini per certe persone sono dure da cambiare). Il viaggio per il mare durava meno di un'ora, ma dipendeva dal traffico, che ovviamente peggiorava la domenica, ma se ci andavamo durante la settimana quando mio papà era in ferie era anche più bello. Facevamo mille bagni in tutta la giornata, i miei genitori pionieri del "non è vero che fare il bagno dopo aver mangiato è pericoloso", a differenza di quando andavo al mare con i nonni. Giocavamo a calcio e io mi mettevo in porta, perché da grande volevo fare il portiere e adoravo tuffarmi, su qualunque superficie. Sulla sabbia era più facile però.
Sabato al mare si stava davvero bene, ormai è settembre e c'era poca gente ma soprattutto il mare così bello a Bibione non so se l'ho mai visto. Era trasparente e calmo e non sembrava il solito brodino caldo, e abbiamo perfino visto dei pesci. Certo, devi sempre camminare un chilometro prima di arrivare dove si può nuotare ma tutto non si può avere. Nuoto e vado verso il largo, dove non tocco, dov'è tutto più tranquillo, mi giro a pancia in su e guardo il cielo di un azzurro così limpido come d'estate non è quasi mai. Non c'è l'umidità di luglio, non c'è il caos di agosto. Bello. Sento appena il rumore dell'acqua, le voci sono tutte in lontananza, sento il fresco sulla testa e penso che finalmente, in una giornata di settembre, dopo un sogno strano e tornando a luoghi d'infanzia, a un mare, questo mare del Nord Italia che non amo più molto, mi rendo conto che sì, mio papà mi manca, e mi manca molto, e forse, anche se sono passati dodici anni, me ne sto rendendo conto davvero solo adesso.
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