Passa ai contenuti principali

Post

Visualizzazione dei post da novembre, 2022

Perché leggere Stefánsson

Ogni tanto vado a rileggere le cose che ho sottolineato in libri letti tempo fa, perché purtroppo dimentico tantissime cose. Ecco cosa ho trovato stasera fra le note sottolineate del Kindle. Io trovo la sua scrittura di una bellezza e poeticità rare, anche quando usa le parolacce o quando racconta di una sbronza colossale o, che so, di un pompino (cosa che non fa qui, vi avviso :D :D :D). Fatelo sapere agli storici La solitudine lo sveglia. Non come una botta forte, semmai come una fitta improvvisa che diventa dolore non appena sale alla coscienza. Molti giorni sono trascorsi da quando si è addormentato al suo fianco, stanco, spossato, felice, nella notte più bella del mondo; ma la mattina dopo era fuggita. Non solo da lui, anche dalla città. Se n'era andata, lasciando i lampioni al loro posto. Se n'era andata, e aveva lasciato lì i segnali di precedenza, la case di Vesturbaer, tutti i marciapiedi, se n'era andata ed è inutile che i cinema annuncino pellicole a colori e in

Assenze

Mia nonna, quella che non c'è più, era solita chiamare mia madre (sua figlia) un giorno sì e un giorno no più o meno alle 12.50. Nei giorni no, era mia madre a chiamarla, all'incirca alla stessa ora anche se con più margine. Quando alle 12.50 (che potevano essere e 49 o e 55, non è che spaccasse il minuto) il telefono a casa squillava, sapevamo che era lei. Non erano telefonate lunghe, erano l'equivalente di un nostro messaggio sul cellulare per sapere che fosse tutto a posto. Per un bel pezzo, dopo che sono andata via di casa, posare lo sguardo sull'orologio e vedere che erano le 12.50 significava sapere che più o meno a quell'ora lei stava chiamando mia mamma. Dopo che è morta (quattro giorni prima del mio matrimonio) mia mamma mi ha detto che era dall'estetista e ha guardato l'ora e la prima cosa che ha pensato è stata "adesso mi chiama e non mi trova a casa". Un giorno, pochi mesi dopo che è morto mio papà, mia mamma ha avuto un problema in cas

Colori perfetti

 Quanto mi piace andare in giro in bici quando fa freddo. Non troppo freddo, ma come oggi che c'è il sole e più o meno 9-10 gradi (no, stamattina alle 8 meno però :D), e avevo delle cose da fare ed era tutto raggiungibile in bicicletta perciò cappotto, sciarpa, berretto, guanti e ne ho approfittato. Ieri ho corso 7 km e li sento tutti sulle gambe, e anche la bici di oggi, ma almeno la testa si svuota un pochino. Ieri sera ho finito di leggere L'animale morente di Philip Roth, un libro molto bello e insieme molto triste, molto intenso in certi momenti e molto molto vero. È breve ma ci sono un sacco di frasi che avrei sottolineato e forse lo farò, perché mi piacciono i libri quando vengono vissuti anche se i puristi storcono il naso. Natale si avvicina e io ne sono felicissima anche se inizia l'ansia da regali: anche quest'anno con il gruppo di amiche abbiamo organizzato il Secret Santa e quindi devo trovare presto il regalo giusto per la mia prescelta! E poi tutti gli a

Un altro sogno

 La notte scorsa ho sognato di fare la fila alla cassa del teatro per prendere il biglietto per uno spettacolo a cui tenevo tanto (ma di cui non ricordo assolutamente il titolo), c'era molta gente, toccava quasi a me ma la fila non avanzava mai, guardavo l'orologio e mi dicevo non ce la farò mai, anche perché stavo prendendo il biglietto qui a Pordenone ma lo spettacolo era in un paesino a mezz'oretta da qui, quindi non aveva davvero alcun senso. Però ci credevo, sono rimasta in fila finché non è toccato a me, e naturalmente come nei migliori sogni, quando arriva il mio turno la cassiera sparisce, penso forse si è presa un attimo dell'acqua da bere, ma sono le 17.10 e lo spettacolo iniziava alle 17 quindi resta comunque una cosa irrealizzabile. Ma non si sa mai, magari ritardano l'inizio. E invece niente, la cassiera dice che è troppo tardi, non vendono più biglietti. Mi volto, ed è ancora pieno di gente dietro di me, non in fila, sono un gruppo immobile e un po

Togliere

«La leggerezza per me si associa con la precisione e la determinazione , non con la vaghezza e l'abbandono al caso » scrive Calvino in Lezioni americane . Non sono solita parlare di premi Nobel, ma quest'anno per la letteratura l'ha vinto Annie Ernaux, una volta tanto quindi un'autrice di cui conosco alcune opere, di cui vorrei leggere tutto perché mi ha fatta innamorare con una cosa: l'essenzialità. Anzi no, mi ha fatta innamorare con una frase specifica. La sua scrittura è asciutta e non fa sconti e quando da qualche parte ho letto che «apre le ferite a ogni riflessione» ho pensato "ecco, esatto": apre le ferite, con precisione e determinazione. In questo periodo in cui la mia testa è piena di pensieri e di parole che fanno una gran confusione, ho voglia di condividere la frase con cui mi sono innamorata della Ernaux. La contestualizzo un po' con ciò che la precede, e vi sottolineo la frase in questione. Il brano è tratto da Una donna , qui sta parla

Un sogno

La notte scorsa ho fatto un sogno stranissimo, o forse no. Ero in una città nuova, sconosciuta, ma probabilmente ero lì da un po' di tempo perché seppure circondata solo da persone che non conoscevo, in luoghi a me non familiari, avevo un'amica. C'era questa ragazza (totalmente inventata dalla mia fantasia) seduta con me a un tavolino di un bar, all'aperto, anche se faceva freddo perché indossavamo tutte e due cappotto, sciarpa e berretto e bevevamo un caffè caldo da un lungo bicchiere di carta. A un certo punto ci raggiunge anche la madre della ragazza, e anche lei l'avevo già conosciuta. Una donna sorridente, con i capelli lunghi color rosso fuoco. Diciamo qualcosa, non ricordo cosa, e poi la ragazza, l'amica nuova di questa città sconosciuta, mi dice una cosa che suonava tipo: "Non dobbiamo fare tutte le cose insieme, non serve che ci diciamo niente se non abbiamo voglia di andare nello stesso posto, va bene lo stesso". Poi mi rivolge un sorriso, si