Ho iniziato a leggere Lamento di Portnoy (sono a metà a dire il vero) e penso di aver capito che cosa non mi va di questo libro: il lamento! No, Roth scrive da Dio e non c'è nulla da obiettare, ma le lunghe lamentazioni dopo un po' diventano noiose. In fondo è il rischio di una terapia a senso unico (si sente solo la voce del paziente qui, il dottore non parla mai). Però mi divertono molto le descrizioni di quel che combinano la madre e il padre, due figure abbastanza assurde, e infatti quando ci sono i dialoghi con questi o con altri il libro all'improvviso torna a essere uno spasso (ma pure tutto il capitolo intitolato Seghe , è uno spasso. E la stitichezza del padre è davvero epica). Sono giorni di corsa, succede sempre, soprattutto quando arriva un libro lungo e devi lasciare per un attimo il resto e poi il resto arriva, insomma, il mio lavoro è un po' così. Volevo scrivere delle cose sulla scrittura e sulla lettura, sul loro potere terapeutico, sulla mia ...
è soltanto una riscrittura della realtà.