«Ascoltare è forse la cosa migliore che possiamo fare gli uni per gli altri».
Ho sempre pensato di essere abbastanza brava ad ascoltare, molto più di quanto non sia a confidarmi e parlare di me stessa agli altri.
Ho sempre pensato di essere abbastanza brava ad ascoltare ma forse non è così, perché non basta sentire quello che gli altri ti dicono, non basta udirlo, bisogna anche sentirlo nel profondo, leggere fra le righe, comprendere il non detto.
Ascoltare il silenzio.
Sto cercando di ascoltare quei silenzi, ora, perché mi sono resa conto che c'è molto nascosto in quelle pieghe.
E i miei silenzi sapranno essere ascoltati e capiti? Li saprò io per prima capire e ascoltare?
La notte scorsa il cane mi ha svegliata perché aveva bisogno di uscire, e poi non sono riuscita più a dormire bene. Un po' mi scorreva ancora l'adrenalina per le prove del coro, un po' ripensavo ai silenzi. E mi è venuta in mente la poesia di Leopardi e «gli interminati spazi», «i sovrumani silenzi» e la «profondissima quiete». E mi continuavo a dire che i sovrumani silenzi mi sembrano completamente opposti alla profondissima quiete, come se quel sovrumani li rendesse in qualche modo assordanti e ben lontani dalla tranquillità.
Sovrumani silenzi: li sento ora e, altro che quiete, ne sono quasi inquietata.
Mi mancano le voci amiche. Non sono molto brava a tenermele strette, non ho mai capito bene perché. O si mette in mezzo qualcos'altro oppure sono io a essere un po' imbranata.
Quando dicevo che chissà se da fuori mi si vede vivere solo al quindici percento, intendevo anche questo. Mi sembra sempre che appena si pensa di essere finalmente compiuti, finalmente diventati quel che si doveva diventare, appena si pensa che finalmente i contorni coincidano poi ci si accorge che i contorni sono sempre in movimento, sfumano, si modificano, si sfaldano, magari si ricompongono ma in modo diverso. Però un centro, quel centro di quiete, dovrebbe pur rimanere tale, sempre lì a farci da perno e sostegno anche quando il resto, ciò che sta alle estremità, si sfalda un po', spostato dai venti o sfilacciato dopo le tempeste. Il nostro albero maestro.
Oggi ho bisogno di prendere questa giornata e raddrizzarla. Sarò inchiodata alla scrivania per un po' ma spero di concludere alcune cose di lavoro e avere il tempo per un'altra passeggiata in pausa pranzo, rimettermi in pace con me. E con tutto il resto.
Forse il sole aiuterà, forse asciugherà un po' di questa strana agitazione che proprio non mi vuole mollare.
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