Che dire, piove, piove governo ignorante e incompetente. Eppure non riesco a lamentarmene (della pioggia, non del governo, sia chiaro). Ho passeggiato volentieri ieri e oggi sotto l'ombrello con il cane (sotto il cane con l'ombrello però sarebbe stato uno spettacolo), e sono stata contenta di dover fare un paio di commissioni ieri mattina, prendendomi la pioggia fra l'uscita dall'auto e l'entrata in negozio e ritorno. Ce n'era bisogno, lo dicono tutti, lo dico anche io, ché di bisogno ce n'era davvero. Anche per innaffiare un po' me, non solo la terra. Attraversare in auto il ponte sul Cellina, be', vi dirò, sotto il diluvio universale dà quel suo tocco di Caspar David Friedrich, William Turner, John Constable, il senso del Sublime e tutta quella roba del romanticismo che abbiamo studiato alle superiori (io anche all'università, a dire il vero). Io attraverso – nel senso della larghezza – il primo braccio di quella specie di V bianca
è soltanto una riscrittura della realtà.