L'estate è arrivata di soppiatto, fra un megatemporale e qualche giornata nuvolosa carica di umidità, si è infilata come un gatto sinuoso e ozioso con i suoi cieli quasi tersi e le ore del pomeriggio caldissime. Ma le mattine sono ancora fresche, mi lasciano passeggiare in pace e mi godo con gioia le corse in bicicletta con il vento appena tiepido e piacevole a scorrermi sulla pelle. Scendo e risalgo le strade della città, che ormai sento la «mia» città – oh, finalmente abbiamo lasciato quel paesino orribile dove abitavamo prima! – fingendo di essere in vacanza anche se non è così. Scopro stradine e scorciatoie, esploro parchi e piste ciclabili, mi fermo a salutare i conoscenti, come se qui fossi a casa mia da sempre. Vi assicuro che non solo è una sensazione piacevole, ma proprio appagante. Prima, dove abitavo quando abitavo con i miei, era una sensazione scontata. Giravo per le strade che erano state le strade della mia infanzia e, soprattutto, dell'adolescenza. Saliv...
è soltanto una riscrittura della realtà.