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Visualizzazione dei post da aprile, 2023

Sulle nuvole

  Che bello era quando eravamo piccoli e andavamo all'avventura. Chissà se i nostri figli lo faranno ancora, o i pericoli ci spaventeranno e non glielo permetteremo più di tanto. Andavo all'avventura con mio fratello e il mio vicino di casa, che quasi era un secondo fratello: poteva essere che prendessimo le bici e raggiungessimo i campi fino alla siepe dietro la ferrovia, e ogni tanto oltrepassavamo la siepe (riempiendoci di resina per la gioia di mia madre quando la sera, nella vasca da bagno, non riuscivo a togliermela da gambe e braccia). Aspettavamo che passasse un treno e lo guardavamo andare, rapido come niente che avessi mai visto. E a volte mettevamo dei sassi sui binari, per vedere cosa succedeva. Ovviamente, nulla. Oppure organizzavamo gare di cross, lo scalino del cortile era perfetto per saltare e impennare con le nostre BMX. E le partite a "chi fa gol va in porta" sull'erba, e io che adoravo stare in porta e mi buttavo su qualunque superficie, dura o

Sovrumani silenzi

  «Ascoltare è forse la cosa migliore che possiamo fare gli uni per gli altri». Ho sempre pensato di essere abbastanza brava ad ascoltare, molto più di quanto non sia a confidarmi e parlare di me stessa agli altri. Ho sempre pensato di essere abbastanza brava ad ascoltare ma forse non è così, perché non basta sentire quello che gli altri ti dicono, non basta udirlo, bisogna anche sentirlo nel profondo, leggere fra le righe, comprendere il non detto. Ascoltare il silenzio. Sto cercando di ascoltare quei silenzi, ora, perché mi sono resa conto che c'è molto nascosto in quelle pieghe. E i miei silenzi sapranno essere ascoltati e capiti? Li saprò io per prima capire e ascoltare? La notte scorsa il cane mi ha svegliata perché aveva bisogno di uscire, e poi non sono riuscita più a dormire bene. Un po' mi scorreva ancora l'adrenalina per le prove del coro, un po' ripensavo ai silenzi. E mi è venuta in mente la poesia di Leopardi e «gli interminati spazi», «i sovrumani silenzi»

Dieci minuti

Quanto mi mancava una giornata di pioggia come quella di oggi, e pare che siamo destinati a sentirne davvero la mancanza e sempre di più. Stamattina ho portato a scuola Dafne e poi passeggiata con Zumino (breve, dato che dovevo finire con un po' di urgenza delle cose di lavoro), sotto l'ombrello. Nonostante il generale fastidio dell'umidità, è stata corroborante dopo una notte così così. Adesso mi prendo questi dieci minuti per me, prima di rimettermi al lavoro che ultimamente le cose si sono fatte incalzanti (come sempre quando si mettono in mezzo feste e ponti). Ma questi dieci minuti tutti miei mi servono a rimettermi in carreggiata, e infatti il bollitore sta già borbottando che è pronto per la tisana. Pasqua non era iniziata nel migliore dei modi, dato che venerdì sono stata un po' male (nulla di grave, cose tipiche del cambio di stagione), ma per fortuna sono riuscita lo stesso ad andare a mangiare la pizza con la mia amica, che fra poco sarà di nuovo in partenza.

Bagagli

Mentre sabato camminavo con Dafne appena fuori casa di mia nonna e le raccontavo che su quel marciapiede da piccola giocavo a campana, mi sono resa conto di quanto tutto sia diventato di dimensioni ridotte. Quando guardo in basso e guardo quel marciapiede, mi ricordo di quando mi sembrava più grande di così. E la porta di casa e la casa stessa, tutto era più grande. Certo, lo so, io ero più piccola, ma è come se  tutto quanto avesse un'altra dimensione. Il futuro, i desideri, e anche il presente, che era infinito in quel momento. Sono stati un sabato pomeriggio e una serata tristi, con il pensiero di come sta messa mia nonna ultimamente, del tracollo che ha avuto da un anno a questa parte, di come si aggrappi all'unica cosa che la fa respirare davvero, e cioè entrare nella sua camera da letto, quella che per una vita intera ha condiviso con mio nonno. Mi ha messo tristezza, sensi di colpa, e tutta una serie di cose che non me la sento davvero di condividere. Ogni cosa del passa

Proiezioni

 «Nella vita avrai sempre davanti due scelte, ha detto Kierkegaard, entrambe ti causeranno dei rimorsi, se non ne scegli nemmeno una ti ritroverai un'esistenza al quindici per cento». Eccolo qui, limpido, chiaro e cristallino, eppure così difficile a volte. Se ci penso a certe scelte che ho fatto, non riesco a dire che siano state sbagliate. Probabilmente erano giuste in quel momento anche se poi le cose si sono concluse. Ma erano sempre scelte. Quando invece ho trascorso periodi senza scegliere, ho trascinato cose che si potevano concludere o risolvere ben prima. Lo sto facendo tutt'ora, e alcune quest'anno finalmente ho smesso di lasciarle aspettare e le ho prese in mano. Per altre ancora ci devo lavorare, chiedo solo al mondo di non mettermi troppa fretta perché a volte ho bisogno di un po' di tempo. Lo so che in questo mondo sempre di corsa non c'è spazio per le persone che necessitano di tempo, ma io a volte ne ho bisogno e forse ho anche tutto il diritto di pr

Più viva

Sono in treno, sto andando a Milano, sono sola. Non sono abituata a viaggiare da sola, non lo faccio da tantissimo. Con tutto che al giorno d'oggi fra Instagram, Telegram, WhatsApp e Facebook non ci sembra di essere mai davvero soli. E invece forse lo siamo ancora di più di un tempo. Quando arriverò le mie amiche mi hanno affidato il compito di ritirare una cosa in un negozio e dovrò capire da che parte andare per arrivarci. Certo con Google Maps non sarà questo gran problema. O al limite chiedo. Tempo fa tutte queste cose mi avrebbero forse messo ansia, oggi sono tranquilla. Vedrò alcune delle mie "amiche immaginarie", quelle che dal vivo ho incontrato una volta sola in un weekend in Toscana l'estate scorsa. Speriamo di riuscire a organizzarne presto un'altra di queste che ormai chiamiamo reunion. Ho ascoltato un po' di musica, poi ho cambiato treno e mi sono rilassata e ho continuato a leggere Stefansson. So che posterò lunedì, dopo aver integrato su come è