Ho letto un'intervista a Peter Handke, meglio, una conversazione. Su di lui e la sua opera io avrei voluto scrivere la tesi alla specialistica, tranne che nessun prof pareva disposto a seguirmi e quindi ho dirottato su altro. Ma non è detto che un giorno non riprenda in mano il discorso. Anche se tanto mi manca il tempo per farlo. È un'intervista che ha un velo di tristezza in sé, ma mi piace molto. Non è davvero triste, ma c'è qualcosa che . Insomma, niente salti di gioia né slanci di vitalità. Da un autore di lingua tedesca non è che ci si aspettino proprio guizzi di ilarità sguaiata, credo. In ogni caso, mi è sembrato che continuasse un discorso che ho iniziato io qualche post fa: sì, quello del rifugio nella propria mente, dell'Hotel Esistenza di Auster, sempre quello lì. Uno dovrebbe scrivere una tesi a 50 anni, non a 25, perché solo allora avrà abbastanza carne al fuoco, avrà davvero trovato la strada giusta. Almeno, io lo farei, perché solo adesso mi sembra ...
è soltanto una riscrittura della realtà.