È difficile e si sta male. E sì, siamo stanche.
Quando ero molto più giovane ho lasciato un ragazzo e sapevo di non riuscire a farlo perché diceva di no. Che lui non voleva. Mi sentivo terribilmente oppressa, una sensazione orribile di totale mancanza non di libertà, proprio di non potermi muovere. Non era violento, non lo è stato fisicamente, ma emotivamente ero devastata. Ho fatto e detto cose orribili e che nemmeno pensavo perché mi lasciasse finalmente andare. L'assurdità di questa frase: mi lasciasse andare. Perché non mi lasciava andare. E lì ho rischiato, perché per quel che ne so avrebbe potuto arrabbiarsi e farmi male. Una sera, l'ennesima in cui uscivamo per "parlare", in cui gli dicevo che non volevo più stare con lui, che era finita, l'ennesima sera in cui siamo tornati a casa e io pensavo finalmente è l'ultima e lui invece allora domani ti passo a prendere. Quella sera aveva un coltello da cucina in macchina. L'ha preso in mano dicendomi una cosa come "allora pugnalami qui al petto". Non ho capito perché l'abbia fatto e non ho pensato che avrebbe potuto farmi del male, ma ora che ve lo racconto, ditemi, cosa pensate? Che forse ho rischiato davvero grosso, quella sera? Forse. Io non lo avevo capito e l'ho capito solo tanto tempo dopo.
Non sono una santa, ho fatto i miei errori, ma anche altri hanno fatto degli errori con me e mi hanno ferita ma non credo si siano mai sentiti privati della libertà di andarsene, anche se mi faceva male.
Perché invece noi dobbiamo sempre avere paura di andare via se non vogliamo restare? Paura per la vita, o per la vergogna, perché abbiamo sempre un'intera platea di persone pronte a sbatterci in faccia la loro delusione perché non ci stiamo comportando come loro si aspettavano ci saremmo comportate?
Perché io l'ho lasciato e mia madre mi ha detto di essere delusa da me.
E io mi vergognavo anche solo di parlare o incontrare chi ci conosceva come se il mio unico modo di vivere potesse essere da allora in poi vivere nascosta e vergognandomi di me stessa.
Ancora adesso non ci voglio tornare in quel paese.
E continua a sembrarmi così lunga la strada.
Quando ero molto più giovane ho lasciato un ragazzo e sapevo di non riuscire a farlo perché diceva di no. Che lui non voleva. Mi sentivo terribilmente oppressa, una sensazione orribile di totale mancanza non di libertà, proprio di non potermi muovere. Non era violento, non lo è stato fisicamente, ma emotivamente ero devastata. Ho fatto e detto cose orribili e che nemmeno pensavo perché mi lasciasse finalmente andare. L'assurdità di questa frase: mi lasciasse andare. Perché non mi lasciava andare. E lì ho rischiato, perché per quel che ne so avrebbe potuto arrabbiarsi e farmi male. Una sera, l'ennesima in cui uscivamo per "parlare", in cui gli dicevo che non volevo più stare con lui, che era finita, l'ennesima sera in cui siamo tornati a casa e io pensavo finalmente è l'ultima e lui invece allora domani ti passo a prendere. Quella sera aveva un coltello da cucina in macchina. L'ha preso in mano dicendomi una cosa come "allora pugnalami qui al petto". Non ho capito perché l'abbia fatto e non ho pensato che avrebbe potuto farmi del male, ma ora che ve lo racconto, ditemi, cosa pensate? Che forse ho rischiato davvero grosso, quella sera? Forse. Io non lo avevo capito e l'ho capito solo tanto tempo dopo.
Non sono una santa, ho fatto i miei errori, ma anche altri hanno fatto degli errori con me e mi hanno ferita ma non credo si siano mai sentiti privati della libertà di andarsene, anche se mi faceva male.
Perché invece noi dobbiamo sempre avere paura di andare via se non vogliamo restare? Paura per la vita, o per la vergogna, perché abbiamo sempre un'intera platea di persone pronte a sbatterci in faccia la loro delusione perché non ci stiamo comportando come loro si aspettavano ci saremmo comportate?
Perché io l'ho lasciato e mia madre mi ha detto di essere delusa da me.
E io mi vergognavo anche solo di parlare o incontrare chi ci conosceva come se il mio unico modo di vivere potesse essere da allora in poi vivere nascosta e vergognandomi di me stessa.
Ancora adesso non ci voglio tornare in quel paese.
E continua a sembrarmi così lunga la strada.
Commenti
Per smetterla di praticare comportamenti violenti, per saperli riconoscere sul nascere, in caso, e per favorire, alla base di ogni relazione, un dialogo e un confronto che ponga ogni scelta della coppia nell'ambito del consenso reciproco.
Finché, però, questo tipo di cultura non viene veicolata seriamente, ci sarà sempre chi si comporta male (consciamente ma anche inconsciamente) e chi subirà senza avere gli strumenti anche solo per riconoscere di essere in pericolo.
Mi sono trovato nel ruolo della persona lasciata, le colpe erano da entrambi, e come tali ho sempre creduto si potesse riparare... Non è nel mio carattere insistere e pretendere, anche se a volte si dà l'idea di "non tenerci", alla fine ho ceduto, lei è libera, io ho trovato un nuovo "equilibrio" ma non ci sto bene.