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Più viva

Sono in treno, sto andando a Milano, sono sola. Non sono abituata a viaggiare da sola, non lo faccio da tantissimo. Con tutto che al giorno d'oggi fra Instagram, Telegram, WhatsApp e Facebook non ci sembra di essere mai davvero soli. E invece forse lo siamo ancora di più di un tempo. Quando arriverò le mie amiche mi hanno affidato il compito di ritirare una cosa in un negozio e dovrò capire da che parte andare per arrivarci. Certo con Google Maps non sarà questo gran problema. O al limite chiedo.
Tempo fa tutte queste cose mi avrebbero forse messo ansia, oggi sono tranquilla. Vedrò alcune delle mie "amiche immaginarie", quelle che dal vivo ho incontrato una volta sola in un weekend in Toscana l'estate scorsa. Speriamo di riuscire a organizzarne presto un'altra di queste che ormai chiamiamo reunion. Ho ascoltato un po' di musica, poi ho cambiato treno e mi sono rilassata e ho continuato a leggere Stefansson. So che posterò lunedì, dopo aver integrato su come è andata ma mi andava di metterle giù ora due righe.
Ho avuto un momento, un breve istante, in cui ho sentito l'immensità della solitudine. È così che mi sento lontana da tutti gli affetti? E quando arriverò prima di incontrare qualcuno quanto passerà, come mi sentirò? Se sparissi ora, non per volontà mia, ma se sparissi ora dove mi cercherebbero, quanto vuoto resterebbe?
Ma soprattutto, perché faccio pensieri del genere? Non voglio sparire, mi sento già strappare il cuore lontana dalle mie radici. Sì, io ho radici che forse sono solo in parte il luogo da cui provengo ma la vita che mi circonda sempre, la famiglia che mi aspetta a casa, domani.

Il weekend è andato bene, anzi benissimo direi. Ho conosciuto dal vivo una delle amiche che ancora non avevo incontrato, abbiamo giocato a Taboo tutta la sera e chiacchierato fin dopo le due di notte. Ho dormito a casa di una delle amiche e pranzato con lei e un'altra, ho rischiato di perdere il treno per colpa della maratona ma ho corso come una gazzella rischiando di farmi anche investire e ce l'ho fatta per un pelo.  Poi mi sono rilassata, il viaggio di ritorno è filato liscio, il Kindle si è scaricato ma avevo un altro libro – sono stata previdente –, e alla fine sono rientrata, stanca, con poche ore di sonno, contenta. Più viva, forse, come se essermi chiusa per tanto tempo mi avesse fatto sentire sì al sicuro finora, ma sempre solo a metà. Com'è difficile uscire dal guscio quando sei introversa come sono io, che lo sono comunque solo fino a un certo punto. E come è bello, invece, accorgersi che si può essere qualcosa che ormai non credevi più possibile, almeno un po', almeno in minima parte.

Non credo di essere giunta a una conclusione su me stessa mentre viaggiavo e pensavo, non ogni tassello è ancora al posto giusto e forse non lo sarà mai. Forse però il tempo sospeso trascorso a guardare me, senza le interruzioni della quotidianità, mi ha dato modo di accettare le mie contraddizioni e accoglierle. E forse, tutto sommato, va bene così.

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