Il più grande uomo scimmia del Pleistocene è un libro che andrebbe letto. Penso che lo farei leggere a scuola, alle medie direi, o in prima superiore. Mi sembra possa andar bene per i ragazzi di quell'età.
Edward è l'emblema dell'uomo di grande intuito e talento, creativo e visionario, amante del progresso e della condivisione, il cui fine ultimo è il miglioramento dell'intera specie.
Ma lo capiamo subito che è troppo avanti. Il fratello, invece, zio Vania, è il conservatore che vorrebbe mantenere le cose come stanno, timoroso degli effetti negativi di questi "balzi in avanti". I giovani dell'orda – fra i quali c'è la voce narrante – si adattano ai tempi nuovi con una certa facilità (non dover masticare più per ore il cibo perché finalmente scoprono le gioie della grigliata, be', è una cosa che piace a tutti) ma non condividono appieno lo spirito di Edward, lo "scienziato" per eccellenza, i suoi momenti di estatica follia – per poco un incendio rischia di estinguerli tutti – ma che sperimenta, osa, e vuole diffondere le scoperte e le sue invenzioni. E alla fine questo voler condividere la conoscenza con le altre orde di ominidi si rivelerà drammatico.
Anche se il tono si mantiene leggero ed è intriso di ironia e di predizioni che sarebbero state ovviamente impossibili, gli spunti di riflessione applicabili anche ai giorni nostri ci sono tutti. Bello, bello davvero.
[info veloce sul libro: Roy Lewis, Il più grande uomo scimmia del Pleistocene, prima pubblicazione 1960, edito in Italia da Adelphi].
Adesso riprenderò la lettura di Matt Haig, Vita su un pianeta nervoso, non credo di metterci molto ma ho già capito che la maggior parte delle cose lì scritte non sono particolarmente illuminanti, insomma, mi sa un po' da trito e ritrito sui mali della rete e dell'eccesso di informazioni e sui suoi effetti su una mente già di suo depressa, anche se qualche spunto su come stare meglio nell'era digitale forse salta fuori comunque.
Ma da multilettrice quale sono avrò bisogno di un altro titolo come alternativa nelle sere in cui ho bisogno di immergermi in una vera storia: devo però attingere a quel che ho già in libreria, digitale o cartacea che sia, non voglio comprare altri libri almeno fino al prossimo bonifico sul mio conto :)
Quindi, quale titolo? Visto che quello di Haig è già una specie di saggio, per ora lascio in attesa Mark Fisher.
Patria di Aramburu?
Lincoln nel Bardo di Saunders?
La svastica sul sole di Philip K. Dick?
Ho letto poche pagine iniziali di tutti e tre quando li ho comprati, e a occhio e croce Dick è quello che forse vincerà in questo momento. Essendo il più vecchio, fra l'altro, continuerei sul filone della letteratura anni Sessanta che alla fin fine non mi ha delusa, finora.
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