Cercando un'informazione di cui avevo bisogno fra i messaggi WhatsApp con mio marito, ho trovato conversazioni risalenti a una delle tante vita di prima, più precisamente quella in cui nostra figlia era molto piccola e io lavoravo solo il pomeriggio. Trascorrevamo le mattinate insieme, inforcavo la bici e la portavo al parco, tornavamo a casa e faceva un riposino mentre preparavo il pranzo, insomma, tutte quelle cose che mi sembrano lontane anni luce, ormai. È stato un momento molto tenero, con svariati piccoli tuffi al cuore al comparire di una foto di lei addormentata sul divano mentre guardava George la scimmia o di quando ancora mangiava il pesce senza lamentarsi.
Durante le vacanze, un giorno eravamo in acqua a San Vito lo Capo e Ale le stava facendo fare i tuffi in acqua, a proposito di tuffi, e a un certo punto ha detto: "Godiamocela finché è ancora così, perché durerà ancora poco".
Altro tuffo al cuore. Uccisa. Vacanza rovinata. Grazie tante. No, scherzo, però ci ripenso ogni volta che la vedo e mi rendo conto di quanto sia diventata alta, grande in generale, di quanto sembri sfuggire via. Lei è ancora una piccola cozza, soprattutto con la mamma, e me ne sono resa conto ancor di più durante questo mese in cui è sempre stata con noi, e ancora di più ora che va dai nonni mentre lavoriamo e rientra evidentemente desiderosa di casa. E così, prima di cena, se c'è il tempo di farlo, ci mettiamo in modalità cozza-scoglio sul divano, a guardare Goku o i Thunderman. Lei è gigante ora fra le mie braccia e pensare che fino a tutto l'anno scolastico scorso al mattino il tragitto camera-cucina glielo facevo fare in braccio a me. Ora non posso più, altrimenti la mia schiena mi manderebbe sonoramente (e dolorosamente) a fare in culo, quindi durante l'estate il tragitto camera-cucina da "in braccio" si è trasformato in "per mano".
Una bella immagine del graduale cambiamento del rapporto mamma-figlia. Uccisa di nuovo.
"Sei più grande fuori di quanto sei dentro" ha detto sempre Ale, qualche sera fa, mentre eravamo seduti sul divano con lei che faceva la sciocca per ritardare il momento di andare a dormire.
Deve smetterla con questa saggezza da papà, ché i cuori non sono fatti per fare tutti questi tuffi e prima o poi si schiantano.
Insomma, Paul Auster. Il libro delle illusioni . David Zimmer è un professore universitario che d'improvviso perde tutto ciò che ama, in un modo che naturalmente sottolinea attraverso una serie di coincidenze: se non avessi, se l'insegnante di mio figlio non avesse, se... Ma è andata come è andata. Si rinchiude nel suo dolore e nelle bottiglie di whiskey quando, un giorno, guardando a caso una scena di un film muto, ride. Allora non tutto è perduto!, pensa. Sono ancora vivo. E così cerca di scoprire qualcosa su questo attore, Hector Mann, che è riuscito a farlo ridere in un momento tanto disperato. E scopre cose molto interessanti. Tipo che dopo il 1929 è sparito e di lui non si sa nulla. Sicuro come l'oro, ormai è morto. Decide di vedere tutti i suoi film, ma per farlo è costretto a viaggiare. E il fatto di dover anche prendere l'aereo non è cosa da poco, per lui. È interessante anche il suo incontro e dialogo con il dottor Singh, per farsi prescrivere de...
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