«L'inquietudine che ci prende davanti alla scheletrica perfezione di queste pagine è quella dell'incomprensibilità della vita, forse il movente principale che ci spinge a leggere e a scrivere. […] Nei suoi racconti le cose sono quasi sempre già accadute, all'insaputa o alle spalle dei protagonisti, che devono prenderne atto e reagire come possono; il più delle volte, subendo.
"Io scrivo di persone a cui non tornano i conti", ha dichiarato una volta, riassumendo in una battuta il conflitto fra la vita che accade al di fuori della nostra comprensione, mettendoci addosso i suoi debiti prima ancora che ce ne rendiamo conto e determinando il corso delle nostre scelte; e l'inadeguatezza delle nostre risorse nel pagarli, che non ci uccide (e nemmeno ci rende più forti), ma fiacca l'entusiasmo, anche nella felicità».
"Io scrivo di persone a cui non tornano i conti", ha dichiarato una volta, riassumendo in una battuta il conflitto fra la vita che accade al di fuori della nostra comprensione, mettendoci addosso i suoi debiti prima ancora che ce ne rendiamo conto e determinando il corso delle nostre scelte; e l'inadeguatezza delle nostre risorse nel pagarli, che non ci uccide (e nemmeno ci rende più forti), ma fiacca l'entusiasmo, anche nella felicità».
[Diego de Silva nella prefazione a Di cosa parliamo quando parliamo d'amore, di Raymond Carver.]
La dedico a tutti quelli a cui, come a me, ultimamente i conti non tornano. Forse dobbiamo solo trovare la chiave per ritrovare l'entusiasmo. (Hai detto poco.)
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