Qualche volta, piano piano, quando la notte
si raccoglie sulle nostre fronti e si riempie di silenzio,
e non c'è più posto per le parole
e a poco a poco si raddensa una dolcezza intorno
come una perla intorno al singolo grano di sabbia,
una lettera alla volta pronunciamo un nome amato
per comporre la sua figura; allora la notte diventa cielo
nella nostra bocca, e il nome amato un pane caldo, spezzato.
(Mandate a dire all'imperatore, 2010)
Quando leggo questa poesia, una delle mie preferite di Pierluigi Cappello, forse una delle mie preferite in assoluto, riesco a sentire l'odore del pane, uno dei profumi più buoni che esistano al mondo. So poche cose di questa fine di anno intensa, a volte difficile, ma insieme anche così piena di vita, una di quelle poche cose è che, anche in sua assenza, l'odore del pane riuscirò a richiamarlo, e a sentirlo, sempre.
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