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Forse. Chissà.

 

Chissà se un giorno poi riuscirò a dare forma, o un nome, o un motivo al mio malessere, che ogni tanto mi sembra di gridare ma mi sembra che nessuno sia lì a sentirlo. O forse sono io che lo rendo grande e invece è davvero insignificante – e risolvibile – come tutto il mondo sembra pronto a dire che sia.

Forse un giorno riuscirò a scriverlo, a disegnarlo, a dargli un colore, un motivo, una razionalizzazione che oggi non so. Mi sembra di non meritarmi di lamentarmi di nulla e forse per questo poi alla fine è sempre il silenzio a vincere. 

Forse un giorno riuscirò a capirlo e forse, allora, finalmente, farlo capire.

Forse. Chissà. E poi domirò bene, e non scenderanno lacrime e non mi sentirò più sbagliata, o annoiata, o ingrata. 

Forse. Chissà.

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