Certe giornate partono così, senza un motivo preciso. O magari sì, magari una canzone, una frase o una parola, un pensiero fugace e ti circondi di una certa sensazione vaga di malinconia. Magari uno sguardo al calendario, o a una foto sulla libreria, un libro dimenticato, e ti catapulti davanti ad altri sguardi di partenze, da sopra un treno che non sapevi sarebbe stato l'ultimo, o un letto d'ospedale, o su soglie di case mai più riviste, o cancelli di scuola. Certe giornate sono così, e non basta il sole, il tepore di una specie di primavera anticipata, le frittelle o i cioccolatini, o i pennarelli, né i treni, le soglie, i cancelli di scuola futuri. A volte è una sensazione dolce ma si mescola a un'ansia che sembra immotivata, che ti fa dire un attimo, un momento, ho bisogno di fermarmi, respirare, assaporare e riordinare i pensieri. O abbandonarli. A volte il procedere di una giornata che non riesco a plasmare bene sotto le mie mani, che mi sembra sfugga ai mov...