Quanto segue non sarà niente di allegro, ma è una cosa che chissà per quale motivo, lasciandomi ispirare dal titolo che io stessa tempo fa ho scelto, è dovuta venire fuori così. Una lettera immaginaria che molti anni fa, diciamo una trentina, una persona avrebbe potuto scrivere, magari, a un'altra persona. Una lettera immaginaria, che non c'è mai stata e se mai fosse esistita non poteva essere certo piena del senno di poi di cui è intrisa questa. Ma, bando alle ciance, ecco cosa ne è venuto fuori.
quante cose vorrei dirti tutti i giorni e invece non lo faccio. Non abbiamo quasi mai tempo per starcene in pace a guardarci negli occhi. Poi, a volte, ho paura che a guardarci negli occhi finiremmo per accorgerci che forse non ci troviamo più niente, lì dentro.
Magari invece ho solo paura di dire che ho bisogno di te. Che non potrei stare se non sapessi che ci sei tu, da qualche parte. Sono ormai mesi che sei partito, e non è la prima volta: lo so, lo so che è il lavoro, lo so che è per i bambini, per il denaro, per la sicurezza, per il futuro, per te. Ma io? Ma noi? Sei sicuro che tutto questo sia per noi? Sei certo di non scappare da qualcosa di più grande, qualcosa che non ti aspettavi?
Io resto qui, aspetto qui. Ma come faccio se poi quando torni in quegli occhi non trovo più te? Se non trovo più me? Se non mi specchio più?
Lo so, siamo così immaturi, e se potessimo vedere ora come finiranno le nostre vite, se in un palla di cristallo potessimo scorgere le immagini della fine della nostra vita insieme, allora forse non vedremmo altro che tristezza e rimpianto.
Se io mi limito a stare qui, ad aspettarti, dove andrà a finire tutto il mio amore? Il nostro amore.
Forse il mio cuore non farà che indurirsi. Forse a ogni tuo ritorno sarò io a essermi allontanata un po' di più, sempre un passo più distante da te. Forse a ogni tuo ritorno ti guarderò sempre meno negli occhi per non vedere che quell'amore s'è perduto chissà dove.
Non sono brava, io, non sono brava a essere me stessa da sola. Finirò così, a definirmi attraverso te, attraverso te che non ci sei. Mi definirò attraverso un'assenza.
Non sono brava a dire le cose, a esprimere le emozioni, e tengo tutto il non detto qui, sotto uno strato di pietra fredda dopo l'altro.
E cosa resterà, poi?
Tu non me l'hai chiesto, tu hai deciso e io non ho saputo difendermi.
E l'amore, il tuo, dov'era in quel momento? E che fine farà?
Forse il mio per te finirà tutto sui miei figli, sì, miei, perché un giorno dirò qualcosa come "Tu dov'eri quando loro..."... già, tu, allora, dove sarai?
Se sicuro che non sia l'egoismo a guidarti? Io so per certo che è l'orgoglio a farmi agire così, ma... non saranno questi troppi silenzi a uccidere il nostro amore?
Tanto lo so, caro amore, che non andrò da nessuna parte, perché è così che sono fatta e non ho voglia di comportarmi diversamente.
E so che non leggerai mai questa lettera perché mai te la darò, anzi, la distruggerò o la getterò, forse la metterò dove nessuno potrà mai trovarla, sepolta sotto quegli strati di pietra fredda, o forse la dimenticherò e basta.
E tutto l'amore, sotto quegli strati, riuscirà a sopravvivere? Ne resterà almeno un briciolo?
Forse no, nulla resterà. Un doloroso destino, che destino non è, perché lo sto scegliendo io in questo istante e, be', è solo che di tutto questo amore cosa sarà rimasto, un giorno, proprio non lo so.
Non c'è un finale felice a questa lettera immaginaria, perché nella vita vera spesso non c'è.
Spero soltanto che un briciolo di tutto quell'amore in quella persona sia rimasto da qualche parte, e che possa venire allo scoperto come amore per se stessa, prima di tutto.
La cosa certa è che dagli errori altrui qualcosina ho imparato anch'io.
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