Risentire dopo un bel po' una cara amica, che anni fa è stata davvero una delle più care, una di quelle con cui condividi tanto, dalla prima sbronza alle prime delusioni ai problemi in famiglia o a scuola, e le gioie della spensieratezza. Un'amica che ora sta per diventare mamma, che si commuove perché io, lei e la terza del gruppo ora siamo diventate donne, loro ormai madri, e soprattutto, siamo felici. Tutte e tre. Per quanto durante l'adolescenza si possa tendere al tragico e ai problemi esistenziali, delle tre sono stata quella con la famiglia meno problematica, ma come molti ho attraversato anche io i miei periodi bui (forse li ho attraversati dopo, a dire il vero). Loro invece hanno avuto dei momenti difficili da più piccole, cosa che mi faceva rendere conto della mia fortuna da un lato, e mi faceva alzare contro le ingiustizie dall'altro.
Poi siamo cresciute, abbiamo preso strade diverse e ci siamo perse di vista, anche se mai del tutto. E ora ci ritroviamo, commosse e felici della felicità delle altre. Perché siamo cresciute e abbiamo imparato a difenderci meglio dalle avversità, a prendere le cose dal verso giusto, a superare le difficoltà con il sorriso, con il coraggio, con la fatica. Abbiamo imparato a circondarci delle persone giuste. Abbiamo potuto lasciare quelle cose che a casa dei genitori ci legavano, e che ora possiamo invece fare a modo nostro. A me sembra che i nostri genitori, anche adesso che siamo dall'altra parte della barricata, affrontavano le cose nel modo sbagliato, molto spesso. Mi sono spesso chiesta se, una volta adulte, saremmo diventate come loro. Io credo di no.
Io credo che loro daranno, o hanno già dato, vita a famiglie più felici di quelle dalle quali provengono. E sono sicura che anche io, anche noi, stiamo costruendo una famiglia che poggia su presupposti diversi da quelli delle rispettive famiglie d'origine.
Quando sei giovane pensi: io non farò come i miei genitori. Anche i miei genitori non hanno fatto come i loro genitori, e per molte cose li ho sempre ammirati. Per altre invece no.
Nemmeno noi faremo tutto giusto. Sbaglieremo, e anche i nostri figli avranno qualcosa da ridire sul nostro modo di aver fatto i genitori. Sarà inevitabile, nessuna illusione. Non ti scegli i figli e non ti scegli i genitori. I-ne-vi-ta-bi-le.
Ma alcune cose non mancheranno mai. La porta aperta, sempre. I "ti voglio bene". Sincerità. La flessibilità mentale, perché a un certo punto ci saranno cose che forse noi non capiremo, ma magari ci sforzeremo di più. E poi la cosa fondamentale, che non serve dire qual è.
Quando penso a loro, a queste amiche, penso al 1998-1999 (avevamo 15-16 anni), al Progetto Giovani, alle feste, a cui qualcuna doveva partecipare di nascosto, la prima birra e la prima sigaretta; le partite a ping-pong, gli spritz al bar, la sagra e gli autoscontri, i ragazzi che ci piacevano, le lettere che ci scrivevamo, i pianti e le risate. Le mattine in corriera, mentre andavamo a scuola, 10 minuti che sembravano una giornata intera. Gli scherzi telefonici e quelli epistolari. Le canzoni di quell'estate, Cimolais e Frisanco. I Bluvertigo, porca miseria, i Bluvertigo! ... Alcune cose sono legate a loro soltanto, e questo le renderà sempre, nonostante quello che ci possa accadere o quanto poco ci possiamo vedere, persone insostituibili nell'arco della mia vita.
Poi siamo cresciute, abbiamo preso strade diverse e ci siamo perse di vista, anche se mai del tutto. E ora ci ritroviamo, commosse e felici della felicità delle altre. Perché siamo cresciute e abbiamo imparato a difenderci meglio dalle avversità, a prendere le cose dal verso giusto, a superare le difficoltà con il sorriso, con il coraggio, con la fatica. Abbiamo imparato a circondarci delle persone giuste. Abbiamo potuto lasciare quelle cose che a casa dei genitori ci legavano, e che ora possiamo invece fare a modo nostro. A me sembra che i nostri genitori, anche adesso che siamo dall'altra parte della barricata, affrontavano le cose nel modo sbagliato, molto spesso. Mi sono spesso chiesta se, una volta adulte, saremmo diventate come loro. Io credo di no.
Io credo che loro daranno, o hanno già dato, vita a famiglie più felici di quelle dalle quali provengono. E sono sicura che anche io, anche noi, stiamo costruendo una famiglia che poggia su presupposti diversi da quelli delle rispettive famiglie d'origine.
Quando sei giovane pensi: io non farò come i miei genitori. Anche i miei genitori non hanno fatto come i loro genitori, e per molte cose li ho sempre ammirati. Per altre invece no.
Nemmeno noi faremo tutto giusto. Sbaglieremo, e anche i nostri figli avranno qualcosa da ridire sul nostro modo di aver fatto i genitori. Sarà inevitabile, nessuna illusione. Non ti scegli i figli e non ti scegli i genitori. I-ne-vi-ta-bi-le.
Ma alcune cose non mancheranno mai. La porta aperta, sempre. I "ti voglio bene". Sincerità. La flessibilità mentale, perché a un certo punto ci saranno cose che forse noi non capiremo, ma magari ci sforzeremo di più. E poi la cosa fondamentale, che non serve dire qual è.
Quando penso a loro, a queste amiche, penso al 1998-1999 (avevamo 15-16 anni), al Progetto Giovani, alle feste, a cui qualcuna doveva partecipare di nascosto, la prima birra e la prima sigaretta; le partite a ping-pong, gli spritz al bar, la sagra e gli autoscontri, i ragazzi che ci piacevano, le lettere che ci scrivevamo, i pianti e le risate. Le mattine in corriera, mentre andavamo a scuola, 10 minuti che sembravano una giornata intera. Gli scherzi telefonici e quelli epistolari. Le canzoni di quell'estate, Cimolais e Frisanco. I Bluvertigo, porca miseria, i Bluvertigo! ... Alcune cose sono legate a loro soltanto, e questo le renderà sempre, nonostante quello che ci possa accadere o quanto poco ci possiamo vedere, persone insostituibili nell'arco della mia vita.
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