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Mi manca qualcosa. Per fortuna.

Siamo esseri sempre in divenire, credo sia una frase che dico spesso e nella quale credo molto, perciò non esiste mai un momento in cui ogni tassello è al posto in cui vorremmo fosse. Puzzle infiniti, i nostri pezzi cambiano forma, sono sempre in difetto del loro complementare.
E infatti, lungi dall'aver messo ogni tassello al suo posto, ma comunque sulla buona strada, anche in questo momento, anche oggi, c'è qualcosa che mi manca. E si badi bene, c'è differenza fra quello che mi manca ma che non è il momento di avere (casa, figlio/a, per esempio) e il bisogno di qualcosa per sentirmi più completa "in questo istante" (che può durare mesi-anni, chi lo sa).
Ma anche lungi da me lamentarmi! Sono fiera di dire che non sono mai stata un tipo lagnoso, però tendenzialmente malinconico, forse quello sì. Per questo arrivano a ondate dei periodi nei quali sento che mi manca qualcosa. E nel provare questo senso di vaga inquietudine, mi dico: meno male! Che noia se mi sentissi a posto, con tutto (dài, non succederà mai a nessuno, credo almeno). Certo l'inquietudine rimane, soprattutto finché non riesco a distinguere i contorni di quello a cui probabilmente il mio subconscio tende e già sa cos'è, ma che io ignoro completamente. Quel senso di necessità di fare qualcosa (di utile? a me? agli altri? legato al lavoro, allo studio, a cosa? Non lo so, al momento sono ancora nel limbo!), ma quello che mi dico è: per fortuna! Mi trovo però costretta a rimproverare la mia impazienza, questo sì, che mi distrae invece di aiutarmi a concentrarmi sulle sensazioni, gli spunti, gli stimoli che mi arrivano (da fuori o da dentro).

Oggi ero in treno e ho avuto un lampo: è il compleanno di una mia ex compagna di università, che dopo il suo matrimonio ho perso di vista (a dire il vero anche prima). Così le ho scritto. Mi ha dato una bella sensazione, mi ha ricordato momenti molto piacevoli, quel pendolarismo stanco e stancante ma infarcito di risate, scambi, studio... soprattutto risate però! E lei mi ha risposto, felice di quel contatto e di quel ricordo. Può sembrare niente di che, ma è stato un momento di nostalgia profonda che riesco a provare per pochi periodi del mio passato: uno è quello universitario, anzi, per la precisione il secondo e terzo anno di università; uno è il periodo trascorso in Austria, che ha ancora adesso odori e colori inconfondibili, per me, come le persone che ne hanno fatto parte.
Gli altri riguardano momenti dell'infanzia, soprattutto dai nonni d'estate, le sere d'estate di quando avevo 14 anni e le amicizie che le costellavano, e pochi altri.

Ecco, la conclusione di questo discorso è che sto cercando il modo di rivivere sensazioni simili nel mio presente, ciò che renderà questo presente un momento da ricordare con quella stessa profonda nostalgia in un non meglio precisato futuro. Perché ovviamente il passato è passato e ripensarlo non è certo riviverlo (cosa per altro inutile, l'abbiamo già fatto!).
Ecco, quindi, che la mia ricerca continua!

Commenti

bob ha detto…
Il sentirsi ciclicamente insoddisfatti e' un fatto positivo, anch'io ne sono affetto in maniera patologica. Conosco gente che non si e' mai mossa dal luogo natio, che fa lo stesso lavoro da sempre, o che ha sposato la compagnuccia delle superiori. Come puoi aprire la mente, arricchirti interiormente, confrontarti con gente nuova e diversa, sfidare te stesso, se non esplori, non cerchi?

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