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Tout s'en va

Inizia quel periodo dell'anno in cui è ancora inverno ma non è già più davvero inverno, ma nemmeno primavera, tranne il pomeriggio a volte, quando ci sono quasi venti gradi, ma basta una giornata grigia come quella di oggi per non poterla chiamare proprio primavera. Insomma, un quarto di stagione, neanche mezza.
Quando esce il sole e scalda come i giorni scorsi, da un lato mi sento più vivace e viva anch'io, dall'altro mi viene l'angoscia dell'estate che è da molto tempo una stagione che mi mette ansia (vacanze fuori dal cazzo escluse).
Poi arriva una giornata, grigia, come quella di oggi (e domani, dato che pioverà, pare) e va un po' peggio e va un po' meglio. Peggio per la vivacità, meglio per l'ansia che si placa.
Poi mi esercito a razionalizzare, ché tutto passa, proprio come le stagioni, e l'ansia non serve a niente ed è meglio lasciar andare quello che deve andare come deve andare e intanto impegnarmi a fare quel che devo fare come lo devo fare, o al meglio delle mie possibilità, e magari nel mezzo, se riesco, anche divertirmi, rilassarmi, leggere, ascoltare cose che fanno sorridere, ridere fino alle lacrime, o piangere, e poi imparare, imparare sempre, ché mentre imparo cose nuove, quello è sempre un momento in cui sento di stare facendo qualcosa di buono.
Non ho molto altro da dire, non perché non succeda niente o non abbia moltissimi pensieri, ma sono giorni, settimane ormai, che vengo qui per scrivere qualcosa e non c'è niente che voglia uscire, o niente che esca come vorrei.
Forse perché in questo momento la sto pensando meno, la vita.

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Insomma, Paul Auster. Il libro delle illusioni . David Zimmer è un professore universitario che d'improvviso perde tutto ciò che ama, in un modo che naturalmente sottolinea attraverso una serie di coincidenze: se non avessi, se l'insegnante di mio figlio non avesse, se... Ma è andata come è andata. Si rinchiude nel suo dolore e nelle bottiglie di whiskey quando, un giorno, guardando a caso una scena di un film muto, ride. Allora non tutto è perduto!, pensa. Sono ancora vivo. E così cerca di scoprire qualcosa su questo attore, Hector Mann, che è riuscito a farlo ridere in un momento tanto disperato. E scopre cose molto interessanti. Tipo che dopo il 1929 è sparito e di lui non si sa nulla. Sicuro come l'oro, ormai è morto. Decide di vedere tutti i suoi film, ma per farlo è costretto a viaggiare. E il fatto di dover anche prendere l'aereo non è cosa da poco, per lui. È interessante anche il suo incontro e dialogo con il dottor Singh, per farsi prescrivere de

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Ancora

A volte ho la sensazione di non essere reale. Forse è colpa del fatto che lavoro tante ore da sola, forse ho questa abitudine di guardarmi da fuori, forse è perché ultimamente la confusione nella testa regna sovrana. Mi sento irreale, eppure so che le mie azioni hanno delle ripercussioni sulla realtà quindi dovrei rendermi conto che è una sensazione stupida. Cerco di fare cose concrete, regolari, misurate perché i ritmi e le cose cadenzate mi danno sicurezza. Provo a evitare le distrazioni ma non ne sono tanto capace. Finisco per inventarmi mondi immaginari e perdo l'àncora. È un bene o un male, perdere l'àncora? Non lo so proprio. A volte tutto sembra così insignificante se si pensa alla fine che faremo tutti, che mi chiedo a che pro reggersi sempre al parapetto, anche quando il mare si fa burrascoso? Però sì, rivorrei la calma. Rivorrei il silenzio. Rivorrei la sicurezza, o almeno la convinzione, di aver fatto bene. Rivorrei la sensazione di felicità scontata che scontata non