Insomma, Paul Auster.
Il libro delle illusioni.
David Zimmer è un professore universitario che d'improvviso perde tutto ciò che ama, in un modo che naturalmente sottolinea attraverso una serie di coincidenze: se non avessi, se l'insegnante di mio figlio non avesse, se... Ma è andata come è andata.
Si rinchiude nel suo dolore e nelle bottiglie di whiskey quando, un giorno, guardando a caso una scena di un film muto, ride. Allora non tutto è perduto!, pensa. Sono ancora vivo.
E così cerca di scoprire qualcosa su questo attore, Hector Mann, che è riuscito a farlo ridere in un momento tanto disperato. E scopre cose molto interessanti. Tipo che dopo il 1929 è sparito e di lui non si sa nulla. Sicuro come l'oro, ormai è morto. Decide di vedere tutti i suoi film, ma per farlo è costretto a viaggiare. E il fatto di dover anche prendere l'aereo non è cosa da poco, per lui. È interessante anche il suo incontro e dialogo con il dottor Singh, per farsi prescrivere dei sonniferi che lo facciano dormire per tutto il volo.
Quando una bibliotecaria gli chiede se deve scrivere un libro su di lui, risponde sì. E da lì pensa di scriverlo davvero. E lo farà. Un libro su Hector Mann.
È mirabile che debba descrivere i suoi film, senza poterli rivedere. Dover rendere visibile con le parole qualcosa che ha visto una sola volta. E lo fa magnificamente. Voglio dire, Zimmer lo fa magnificamente, suppongo, ma Auster ancora di più: inventa di sana pianta dei film muti che non esistono, e li descrive minuziosamente. O meglio, due li descrive davvero bene, soprattutto l'ultimo, Il signor Nessuno. Un titolo, un perché. Hector Mann non è il tipico attore di film comici muti: lui è un vero latin lover, indossa un completo bianco (e si sa, «in questo universo-trabocchetto, popolato da tombini scoperchiati e sigari esplosivi, appena vedi un uomo che cammina per la strada con un vestito bianco, sai già che quel vestito finirà per metterlo nei guai»). E mentre gliene succedono di tutti i colori, con il suo fascino conquista le sue belle: «Quando fa l'occhiolino a una ragazza, puoi scommettere che lei risponderà. E quando risponde, è chiaro che né l'uno né l'altra stanno pensando al matrimonio». Fantastica la scena da Il trovarobe, quando mentre finge di sedurre una vecchia signora per rubarle una collana, nel frattempo con una serie di occhiate furtive seduce, sul serio stavolta, una ragazza, la quale riesce a vedere lui ma non la signora, perché nascosta da una tenda.
Quando per Zimmer l'avventura di scrivere questo libro finisce, la vita in qualche modo procede. David ricomincia suo malgrado quasi a vivere, anche se non tanto bene dal punto di vista sociale, ma gli viene offerto anche un altro lavoro al quale si dedicherà volentieri. Il libro su Hector Mann ormai prende la sua strada, viene valutato e verrà pubblicato ma ormai a lui poco importa. Quel che doveva fare, l'ha fatto.
Finché non gli arriva una lettera. Dalla moglie di Hector (Frieda, un nome sul quale lui non si è mai imbattuto, quindi non ha idea se possa essere vero oppure no). Hector è vivo e vuole vederlo.
Sarà vero? Sarà davvero lui? O questa Frieda sarà solo una fanatica, una pazza?
Lui cerca di capirlo, le risponde, ma le cose inizieranno a muoversi davvero solo con l'arrivo di Alma. Se la ritrova in casa, e non ha idea di chi sia.
Ma lei ha delle cose molto interessanti su Hector da raccontare, e una "missione" da portare a termine. Però il tempo stringe.
E be', non posso dire troppo, perché altrimenti rovino tutto.
Bello davvero, questo libro è riuscito, insieme ad altre cose degli ultimi mesi, a ridarmi lo stimolo per leggere molto più di quanto non facessi ultimamente. Anche se il tempo è poco, la stanchezza tanta, e le serie TV da guardare anche.
A proposito, abbiamo finito Hill House, e devo dire che l'ultima puntata è quella che mi è piaciuta meno MA nella speranza di una seconda stagione posso capire la difficoltà di dover concludere ma anche no, perché non si sa mai.
Quindi attendo fiduciosa.
:)
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