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Basket e filosofia di vita

Fra le varie cose che stiamo guardando su Netflix al momento c'è la docuserie The Last Dance, quella su Michael Jordan e il suo ultimo anno nei Bulls.
Del triangolo Jordan-Pippen-Rodman, Jordan è il talento innato, la star (nel bene e nel male), Rodman il folle tutto genio e sregolatezza, Pippen il gigante buono.
Credo che Scottie Pippen abbia sciolto i cuori di tutte noi, anche se devo dire che ho sbaccanato moltissimo durante le puntate dedicate a Rodman. Ma chi lo sceglierebbe un Rodman? Non certo io. E neanche un Jordan. No, io alla fine potrei scegliere solo un Pippen.
Credo che sia una di quelle cose che dicono abbastanza di una persona, quindi se non capite di cosa sto parlando guardatevi la serie, anche se il basket non vi ha interessato mai, è fatta così bene che credo possa prendere un po' chiunque.

Mentre lavoro, guardo serie, finisco libri brevi, comincio libri nuovi, penso alle vacanze (se ci saranno?), al fatto che vorrei cominciare ad andare in bicicletta anche per sport (e non solo con la piccola dietro, anche se maciniamo parecchi chilometri) e a un possibile weekend da qualche parte solo madre-figlia a luglio, mentre faccio tutte queste cose, ogni tanto salgo ancora sulla mia nuvola a fantasticare. Un po' fa bene, un po' fa male, un po' è colpa di mia figlia che ci propina Peter Pan ogni giorno e su svariati livelli (primo film, secondo film, pupazzetti stampati e ritagliati, impersonamenti, e pure Edoardo Bennato, per dire. A tutto tondo).
Poi scendo dalla nuvola e niente, si ricomincia.

Buona estate, ormai è alle porte...



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