Dallo scorso autunno, da settembre anzi, ho scritto spesso di una certa mancanza di equilibrio, e non sono scesa in dettagli, cosa che non farò nemmeno adesso, ma penso di poter dire con una certa tranquillità di averla superata.
Forse non è una cosa così strana, abbiamo periodi di alti e bassi continuamente, tutti gli anni, ma per alcuni mesi è stata una cosa più intensa. Non negativa in sé, ma direi spossante, alla fine.
Ora invece mi sento liberata.
Mi sono liberata di alcune "ossessioni" (le chiamo così con un termine che forse è esagerato, o forse sbagliato, a dire il vero, ma sapete, quelle cose sulle quali si torna sempre in un circolo vizioso senza via di uscita).
Mi sono concentrata su cose positive, al loro posto: innanzi tutto ho ripreso a leggere libri con voracità, nonostante il poco tempo a disposizione, abbandonando vizi che fanno perdere tempo.
Ho anche raggiunto una certa consapevolezza di accettare alcune cose di me per quello che sono, caratteristiche mie che non per forza devo cambiare. Tipo non essere sempre a mio agio con gli altri, ma solo con alcune persone, a volte scelte, a volte a caso. Non dobbiamo essere tutti animali così sociali.
Del mio lavoro mi piace stare dietro le pagine ed è anche per questo che preferisco lavorare sulle traduzioni. Mi piace non avere colleghi intorno tutto il giorno e non mi pesa non dover uscire di casa per andare in ufficio.
So che questo magari toglie qualche opportunità (ma lo fa sul serio? Nel mio campo forse non poi molto, non con la routine che ho creato, per ora) ma la mia tranquillità, non odiare poi così tanto il lunedì grazie a ciò, è un premio enorme per me.
Non voglio fingere di essere ciò che non sono, anche perché tanto non ne sono capace: sono quella che non parla granché anche se chi non mi conosce mi potrebbe ritenere stupida, o insipida, non lo so, ma non smanio per dimostrare il contrario a ogni costo.
Stanotte mi sono svegliata dopo un sogno strano. Come spesso succede partiva con un pensiero su una cosa e poi passava ad altro. La prima cosa era uno strano pensiero su questa casa, che quando siamo arrivati non era così (ma in realtà pensavo alla casa dove abitavo a Casarsa, non a questa, dato che pensavo a quando ci siamo trasferiti là, insieme a mio papà). E poi guardavo delle foto, nelle quali c'era mio papà, già malato (non ci sono foto di mio papà da malato, quindi totalmente inventate). Lo ritraevano durante una impossibile gita in montagna, sulla neve, insieme a mia mamma. E mentre guardavo una di quelle foto, mi chiedevo: "Chissà se ha pensato di buttarsi di sotto, ma non l'ha fatto perché se no poi mia mamma come avrebbe fatto a tornare a casa, lei che non ama guidare. Devo ricordarmelo, la prossima volta che penso di buttarmi di sotto".
Ora, questo pensiero è totalmente assurdo, perché non mi risulta di avere mai avuto pensieri suicidi. Oddio, spero.
Ma quando mi sono svegliata, mi sentivo triste e angosciata. E così, in una delle rare notti in cui nessuno chiama "MAAAMMAAA" nemmeno mezza volta, io ho dormito lo stesso così così.
In ogni caso, io l'ho interpretato in questo modo: dobbiamo occuparci di noi stessi anche perché dobbiamo occuparci delle persone a cui vogliamo bene.
Potrebbe essere? Chi lo sa.
Mi sto godendo moltissimo le mie giornate molto scollegate (da internet). Ho, lo giuro, la testa più leggera.
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