Credo che tutti abbiano un luogo del cuore, intendo un posto dove ritrovano se stessi, la pace, riordinano le idee, calmano i nervi e placano la rabbia, piangono in pace o asciugano le lacrime.
La cosa migliore sarebbe averne tanti, e di tutti i tipi, posti che puoi portarti dietro quando ti allontani da casa, oltre a quelli fisici dove andare quando ne hai bisogno.
Io penso di averne tanti, di questi luoghi, e forse questo rispecchia il bisogno di averne, che probabilmente mi ha accompagnato negli anni, e il bisogno di crearne ovunque mi trovassi.
Va da sé che anche qui, questo blog, è ormai diventato un posto del cuore, fra l'altro uno di quelli «trasportabili», dove mi sento bene e dove a volte vengo a scrivere, anche solo in bozze e senza pubblicare, per il solo piacere di farlo, e di farlo proprio qui. Eh sì, non tutti i post alla fine li pubblico, alcuni li inizio senza nemmeno finirli. Devo dire però che i post pubblicati sono tutti frutto dell'immediatezza, li rielaboro gran poco e in genere li redigo in una manciata di minuti. È un posto del cuore anche per questo, perché riflette bisogni e sfoghi di istanti.
Un altro posto del cuore è – non sempre – la passeggiata con il cane. Lo so che non è un luogo, anche perché nel tempo la passeggiata ha dovuto cambiare il proprio percorso, e a volte è solo una necessità sua, per me può essere addirittura un impiccio e basta (è tardi, buio, freddo, ho sonno, sto male... ma lui deve pur cacare!). In questo caso il luogo non è più un luogo, è un'azione, anche abbastanza lunga, che ha il potere di ricaricarmi le pile, di svegliarmi il cervello e i muscoli, o anche solo di farmi assaporare la stagione in cui mi trovo.
Un luogo del cuore, da qualche mese a questa parte, è la cucina, non perché ci faccio da mangiare, ma perché dalla finestra vedo le montagne, il monte Cavallo è lì a imporre la sua presenza e lo scandire del tempo (c'è la neve, non c'è, il cielo è terso o nuvoloso tanto da nascondere le montagne). È un posto del cuore perché qualunque cosa tu stia facendo alzi lo sguardo e zac quest'immagine portentosa ti si imprime negli occhi e ogni volta è una meraviglia.
Il posto del passeggero in un'auto, in inverno e con il riscaldamento acceso in un viaggio mediamente lungo (non importa dove, e magari quasi senza fermarsi fino al ritorno a casa) è un altro mio posto del cuore, ma non sto qui a spiegarvi perché. E credo che in questo c'entri soprattutto mio padre.
Ho trovato luoghi del cuore nei libri, non nei luoghi dei libri, ma alcuni libri sono diventati il mio posto. Il posto dove stare, dove tornare, a volte un posto da dimenticare per un po' per poi ritornarci e ritrovarci la stessa poesia che ci avevo trovato la prima volta. Mi è successo con Shakespeare, con Calvino (eh, hai detto niente!), ma anche con Tiziano Sclavi e con Paul Auster. Mi è successo con alcune poesie.
Be', e quanti luoghi del cuore nelle canzoni! Quelle che ti piombano d'improvviso in macchina, quando stai ascoltando la radio e sono quindi totalmente inaspettate. Quelle che ti alzano il pelo in brividi lunghissimi, come mi è successo di recente con Hero, dei Family of the Year.
E a volte il film giusto, accanto alle persone giuste, nella stanza giusta sono gli elementi perfetti per creare un luogo indimenticabile.
E ci sono i momenti che sono luoghi del cuore, come i sabati sera (o forse di più i venerdì), la sera della vigilia di Natale, il giorno del compleanno.
Poi ci sono le domeniche sera, i lunedì mattina, la fila alle poste, Despacito, le email di lavoro che portano rogne, girare per sbaglio sul Grande Fratello, i treni affollati e in ritardo, rigirarsi nel letto senza dormire ma morti di sonno, e questi invece sono tutti luoghi di merda.
Ma è normale, ci vuole equilibrio.
:D
Ciao ciao!
Commenti
@franco A "un piatto" ho pensato subito all'amatriciana di mio marito! :D
questo è il motivo per cui amo leggere!