Passa ai contenuti principali

Non sono sparita

Che silenzio lungo il mio, lo so, ma da quando ho un contratto lavoro un po' di più :)
Essendo lunedì, ed essendo un caldo lunedì di luglio, non è che sia una giornatona... siamo anche reduci da un intenso finesettimana con bimbo, che anche se cresce è pur sempre impegnativo, soprattutto perché uno cerca di organizzare giornate non noiose. E ieri mattina, infatti, siamo andati a giocare a minigolf, che è pur sempre meglio del golf vero (la famosa "bella passeggiata rovinata" di Mark Twain) e ci siamo anche divertiti, e poi pomeriggio in grava (per chi non sapesse cosa si intende con "grava", dico semplicemente pomeriggio al fiume), a schizzarci d'acqua e prendere un po' di sole, leggere eccetera, con canetto che ha paura di tutto ciò che lo circonda, acqua in primis, come sempre.
Così, oggi ho un bel mal di testa da sole (temo), ma mi sono un po' scurita con buona pace di tutti quelli che mi chiedono se non vado al mare ad abbronzarmi. (Differenze sostanziali fra grava e mare: è gratis, puoi portare il cane, ci arriviamo in dieci minuti circa di auto, forse quindici, poca gente e acqua fredda che rinfresca sul serio, non come il brodino caldo che è l'Adriatico; contro: non c'è la sabbia per giocare, non ci sono i bagni né altri servizi, ma cespugli attorno a volontà, quello sì, e perfino un furgoncino che vende bibite, panini e gelati).
Comunque quest'anno vedremo sì il mare, anzi, l'oceano, perché... rullo di tamburi... si va in Portugal! Pochi giorni, come sempre, perché sapete che gli impegni familiari del mio moroso vengono al primo posto (e poi perché comunque risparmiare su qualcosa si deve), però si va. E spero che vada tutto benone, perché la vacanza dell'anno scorso in Provenza è stata così bella che spero tanto di poter replicare la medesima sensazione di benessere!

Scusate se non riesco a scrivere di più, oggi, ma almeno vi ho fatto un salutino!

Commenti

Post popolari in questo blog

Il mondo muto di Hector Mann

Insomma, Paul Auster. Il libro delle illusioni . David Zimmer è un professore universitario che d'improvviso perde tutto ciò che ama, in un modo che naturalmente sottolinea attraverso una serie di coincidenze: se non avessi, se l'insegnante di mio figlio non avesse, se... Ma è andata come è andata. Si rinchiude nel suo dolore e nelle bottiglie di whiskey quando, un giorno, guardando a caso una scena di un film muto, ride. Allora non tutto è perduto!, pensa. Sono ancora vivo. E così cerca di scoprire qualcosa su questo attore, Hector Mann, che è riuscito a farlo ridere in un momento tanto disperato. E scopre cose molto interessanti. Tipo che dopo il 1929 è sparito e di lui non si sa nulla. Sicuro come l'oro, ormai è morto. Decide di vedere tutti i suoi film, ma per farlo è costretto a viaggiare. E il fatto di dover anche prendere l'aereo non è cosa da poco, per lui. È interessante anche il suo incontro e dialogo con il dottor Singh, per farsi prescrivere de...

Prime volte

Sono una grande fan delle prime volte, d'altra parte, chi non lo è. Sono irripetibili, anche se sono cose che poi ripeti, poche o tante volte, ma le prime restano indelebili, nel bene e nel male. Non sempre sono belle, il che depone a favore delle seconde, terze ed ennesime, a volte però sono straordinarie. Per fortuna che sono accadute, anche se peccato che non possano riaccadere allo stesso modo. Non ho mai sofferto di grandi nostalgie, ma si sa, l'età a volte fa questi scherzi. E comunque si cambia e anche questo ha una sua bellezza. Anche l'esperienza ha la sua parte di meraviglia. Non so perché si demonizzi sempre il trascorrere del tempo, ci si affanni nella corsa a cercare di andare all'indietro, continuare a sembrare giovani – sembrare chi non si è. Non ho voglia di sembrare chi non sono, una lotta che in qualche modo ho portato avanti da sempre. Non mi trucco per non nascondermi, non significa che non mi prendo cura di me. Non ho le sopracciglia dipinte e non m...

Sgretolarsi e (forse) ricomporsi

Provo a tenermi insieme, ma più spesso di quanto vorrei sento di sgretolarmi. Provo a tenere insieme tutte le parti di me che conosco, quelle che conosco meno, quelle che cerco di coltivare e provo a tagliare le parti che vorrei abbandonare, i famosi rami secchi, eppure ancora non c'è un tutt'uno. A volte mi pare che la risposta sia lì, a portata di mano. E forse lo è e solo io remo contro, mentre allungo il braccio. Ma tutta intera non mi ci sono mai sentita, nemmeno quando leggevo Caproni e credevo di capire tutto (ma avevo quindici anni e di sicuro non capivo niente). Provo a tenermi insieme e a capire a chi devo credere, di cosa fidarmi, chi temere. Percepisco un errore nel sistema e non so se tentare ancora di ripararlo o uscire a godermi il bel tempo. Dovrei propendere per la seconda, ma si sa, sono testarda. Oltre a cercare di tenere insieme me, cerco di tenere insieme anche tutto ciò che c'è fuori. Impresa titanica a dir poco che dovrei proprio lasciar perdere, ma a...