I miei genitori non sono i migliori del mondo, ma tutto sommato non se la sono cavata malaccio e qualche cosa di buono l'hanno fatta. Oltre a mettere al mondo me, che ovviamente è stato il momento apice della loro carriera di mamma e papà, sono stati bravini anche nell'insegnarci rispetto e educazione. Noi (io e mio fratello) non siamo i figli migliori del mondo ma almeno siamo di quelli che uno dice «ah, salutano sempre» (effettivamente lo dicono spesso anche i vicini di insospettabili pazzi omicidi, «sembrava una famiglia tranquilla, salutavano sempre...» ma questo è un dettaglio).
Non ho idea di come abbiano fatto a farci diventare così decenti. Non ricordo molti divieti, anzi erano più permissivi di tutti gli altri genitori, potevamo uscire, giocare, niente chiesa, si poteva dormire fino a tardi la domenica mattina e guardare i film la sera anche se il giorno dopo c'era la scuola, si potevano guardare i film dell'orrore anche in età da scuole elementari, potevamo guardare anche quelli che dicevano le parolacce, o leggere libri dove ci fosse qualche parolaccia, però sapevamo che fino a una certa età ripeterle non era il caso, e anche se loro le dicevano e noi non potevamo perché era brutto, non ci facevamo troppe domande, loro erano grandi e avranno avuto le loro ragioni, e noi obbedivamo (abbastanza). La mamma ci ha cresciuti da sola, praticamente, però il papà era (ed è tuttora) grande e grosso, perciò la minaccia «Glielo dico al papà quando torna a casa» anche se il papà non tornava a casa la sera ma dopo qualche mese, magari, perché lavorava all'estero, be' quella minaccia vi assicuro che funzionava tantissimo. Nonostante ciò non ricordo una sberla che sia una data da mio papà, me ne ricordo solo una che mi aveva dato la mamma, per il resto proprio niente, e sono sicura di averne ricevuta da entrambi più di qualcuna, ma evidentemente hanno fatto più bene che male, non sono traumatizzata o depressa né niente. Poi da grande ero brava e buona quindi non c'erano motivi per le sberle... Va be', sberle o no, siamo cresciuti educati (nei limiti, non è che siamo quell'educato fastidioso, ogni tanto quando le palle girano tanto mando anche a fanculo a random ...).
Bene, fanculo anche all'educazione, d'ora in poi me ne sbatto, e sarò educata solo con chi conosco e con il genere femminile a meno che non sia di tipo sospetto.
Camminavo tranquilla dall'università alla stazione, e incrocio un tizio che avrà avuto sui sessanta anni ma abbastanza giovanile, in realtà sì e no che l'avevo visto, stavo pensando ai stracazzi miei, e questo mi saluta, e io, PER EDUCAZIONE (e perché non si sa mai che sia qualcuno che conosco, ogni tanto le facce le dimentico), rispondo salve, e continuo per i stracazzi miei a camminare e lui per la sua strada. Così credevo. Dopo almeno una quarantina di metri, questo mi sbuca da destra mentre attraverso una strada e mi viene incontro. Cioè, già significa che per un pezzo mi ha seguita il che mi fa schifo solo a dirlo, ma poi arriva lì e mi si mette anche a parlare. A me. Miss Schiva-e-diffidente-in-persona.
Dialogo (la parte in corsivo è stata solo pensata)
Schifo (soprannome appena adesso affibbiato al tipo): Ciao, mi hai sorriso prima pensavo volessi fare amicizia...
Io: ?? Ho solo salutato perché sono educata. (Secondo te voglio fare amicizia con un vecchiaccio, sfigato di merda!). Se avessi voluto fare amicizia mi sarei fermata (coglione!).
S: Ma possiamo fare due chiacchiere se vuoi...
Io: No non voglio.
S: Vai di fretta?
Io: Sì devo prendere il treno. (Anche se vorrei che il treno passasse di qui e ti investisse all'istante).
S: Abiti lontano?
Io: ??
S: Ma posso accompagnarti in stazione?
Io: Sono sei anni che faccio questa strada, ce la faccio benissimo da sola. (E se ti avvicini ancora ti faccio saltare la dentiera, altro che kukident, neanche con l'attack la rimetti su).
Poi mi chiedono perché la gente mi dia fastidio.
Non ho idea di come abbiano fatto a farci diventare così decenti. Non ricordo molti divieti, anzi erano più permissivi di tutti gli altri genitori, potevamo uscire, giocare, niente chiesa, si poteva dormire fino a tardi la domenica mattina e guardare i film la sera anche se il giorno dopo c'era la scuola, si potevano guardare i film dell'orrore anche in età da scuole elementari, potevamo guardare anche quelli che dicevano le parolacce, o leggere libri dove ci fosse qualche parolaccia, però sapevamo che fino a una certa età ripeterle non era il caso, e anche se loro le dicevano e noi non potevamo perché era brutto, non ci facevamo troppe domande, loro erano grandi e avranno avuto le loro ragioni, e noi obbedivamo (abbastanza). La mamma ci ha cresciuti da sola, praticamente, però il papà era (ed è tuttora) grande e grosso, perciò la minaccia «Glielo dico al papà quando torna a casa» anche se il papà non tornava a casa la sera ma dopo qualche mese, magari, perché lavorava all'estero, be' quella minaccia vi assicuro che funzionava tantissimo. Nonostante ciò non ricordo una sberla che sia una data da mio papà, me ne ricordo solo una che mi aveva dato la mamma, per il resto proprio niente, e sono sicura di averne ricevuta da entrambi più di qualcuna, ma evidentemente hanno fatto più bene che male, non sono traumatizzata o depressa né niente. Poi da grande ero brava e buona quindi non c'erano motivi per le sberle... Va be', sberle o no, siamo cresciuti educati (nei limiti, non è che siamo quell'educato fastidioso, ogni tanto quando le palle girano tanto mando anche a fanculo a random ...).
Bene, fanculo anche all'educazione, d'ora in poi me ne sbatto, e sarò educata solo con chi conosco e con il genere femminile a meno che non sia di tipo sospetto.
Camminavo tranquilla dall'università alla stazione, e incrocio un tizio che avrà avuto sui sessanta anni ma abbastanza giovanile, in realtà sì e no che l'avevo visto, stavo pensando ai stracazzi miei, e questo mi saluta, e io, PER EDUCAZIONE (e perché non si sa mai che sia qualcuno che conosco, ogni tanto le facce le dimentico), rispondo salve, e continuo per i stracazzi miei a camminare e lui per la sua strada. Così credevo. Dopo almeno una quarantina di metri, questo mi sbuca da destra mentre attraverso una strada e mi viene incontro. Cioè, già significa che per un pezzo mi ha seguita il che mi fa schifo solo a dirlo, ma poi arriva lì e mi si mette anche a parlare. A me. Miss Schiva-e-diffidente-in-persona.
Dialogo (la parte in corsivo è stata solo pensata)
Schifo (soprannome appena adesso affibbiato al tipo): Ciao, mi hai sorriso prima pensavo volessi fare amicizia...
Io: ?? Ho solo salutato perché sono educata. (Secondo te voglio fare amicizia con un vecchiaccio, sfigato di merda!). Se avessi voluto fare amicizia mi sarei fermata (coglione!).
S: Ma possiamo fare due chiacchiere se vuoi...
Io: No non voglio.
S: Vai di fretta?
Io: Sì devo prendere il treno. (Anche se vorrei che il treno passasse di qui e ti investisse all'istante).
S: Abiti lontano?
Io: ??
S: Ma posso accompagnarti in stazione?
Io: Sono sei anni che faccio questa strada, ce la faccio benissimo da sola. (E se ti avvicini ancora ti faccio saltare la dentiera, altro che kukident, neanche con l'attack la rimetti su).
Poi mi chiedono perché la gente mi dia fastidio.
Commenti
Anch'io ho il tuo stesso background di educazione (proprio uguale a come l'hai descritto ^_^), ma quando ho visto che qualche volta iniziavo a rimetterci ho iniziato ad essere un po' più selettivo.
La storia del vecchietto ovviamente non c'entra niente con l'educazione, è solo un tizio (spero non altro...!!!) che ti è capitato di incontrare e che voleva attaccare bottone. Hai fatto bene a rispondergli così. ;-)
Il problema è che se saluti pensano di potersi permettere qualsiasi cosa, se non saluti ti fanno una filippica perché non saluti (perché mi è capitata anche questa). La diffidenza non è mai troppa...