È passata un'estate e quasi un autunno intero e io non ho scritto nulla. Ogni tanto è capitato che venissi qui con l'intento di dire qualcosa, ma le dita si muovevano incerte e irrigidite e niente sembrava prendere senso in questa pagina bianca.
Ma non ho pensato (sì, l'ho fatto invece) ora basta, è il momento di dire addio a questa parentesi lunghissima e ormai, diciamolo, anacronistica che è questo blog.
Però fra poco arriva Natale e la storia di Babbo è sempre divertente, e un po' mi dispiacerebbe rompere la tradizione...
Quindi al momento non chiudo tutto, per quanto poco senso possa avere.
Oggi piove moltissimo, e io ho dormito male perché sono inquieta. E probabilmente sono qui anche per questo, per placare l'inquietudine.
Anche se poi con la luce del giorno quasi ogni paura ha una superficie ridotta e più controllabile, non sparisce comunque del tutto. Se riesco a circoscriverla ancora un po' mi sentirò meglio.
Ci sono dei momenti in cui ho voglia di fuggir via. Da tutto, giuro. Non è che voglio davvero andare via, ma voglio poter fuggire via da quel qualcosa che dentro mi fa sentire sempre inadeguata. Invece di fuggire vado a correre, che forse è una buona metafora della cosa. Corro sempre e comunque per come mi sento dopo, e il tragitto è invece sempre faticoso, come se avessi così tanto peso da portarmi appresso che mi rallenta, mi toglie il fiato, mi indurisce i muscoli delle gambe. Ma dopo, quando mi fermo, dopo sto meglio. Alleggerita anche se non guarita, e ogni dolore muscolare mi distrae dal peso, che forse un pezzettino alla volta inizia a diminuire. Se non piove, e oggi piove, cerco di andare un giorno sì e uno no. Forse oggi è una giornata giusta per una passeggiata con anfibi e ombrello, che comunque qualcosa fa.
Forse se non posso correre posso scrivere, e anche questo magari qualcosa fa.
O posso piangere.
O posso ridere.
Non lo so. Oggi davvero non lo so.
Sparisco. Divento sempre più piccola e poi sparisco. «e io mi sento, io mi sento, io mi sento vagamente ridicolo» (va letta cantando) Mi sento piccola e ridicola e scompaio. Un buco nero, come nella canzone de i cani. Non posso contare più tutte le volte in cui è successo, perché ho permesso agli altri di farmi sentire così. Scontata. Inutile. Piccola. Non conto le volte in cui solo poi mi sono resa conto che ti mettono una mano sulla testa per schiacciarti giù in modo da sentirsi più grandi. Bravi, un applauso. Non conto certo nemmeno gli errori che ho fatto io, ma mai per rimpicciolire nessuno. Per insicurezza, senza dubbio. Per bisogno di attenzioni, sicuramente. Niente di edificante, certo, ma mai intenzionata a distruggere un altro per sentirmi migliore. E invece c'è chi lo fa, chi gioca, manipola, ti fa credere cose che non sono, ti tratta come se non importasse per sentirsi importanti, finché poi non importi davvero più. Bravi, un applauso anche a voi. Sono sparita e diventa...
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