A volte la sensazione è come essere in un bel posto, bellissimo perfino, un prato accanto a un bosco, il sole che filtra fra i rami, non fa né troppo caldo né troppo freddo, non c'è troppa luce né troppo buio, l'erba non punge perché non è stata appena tagliata, ma non è troppo alta e incolta, non ci sono moscerini fastidiosi, solo farfalle multicolori e api che si posano sui fiori ma non troppo vicine da spaventarti. Sei su una coperta, c'è un cestino da picnic, la compagnia è ottima, il cielo è terso, la brezza leggera, i sandwich gustosi.
E poi all'improvviso ti ritrovi in mezzo a una pista da corsa, deve aver piovuto perché è tutto bagnato a terra ma ora nell'aria carica di umidità c'è una specie di nebbia sospesa, non toglie la visuale ma toglie il fiato, il cielo è grigio, la gara non sai nemmeno se è iniziata o quasi finita, per il semplice motivo che nemmeno sapevi ci fosse una gara, eppure hai il numero appuntato al petto, ma il traguardo è lontano, o forse è dietro e hai già perso senza accorgertene, ma la verità è che non sapevi ci fosse una gara, non sapevi di doverti preparare e allenare, non che sia colpa di nessuno, solo che tu eri ancora al picnic e se abbassi lo sguardo in mano hai ancora il pezzo di sandwich e hai un filo d'erba fra i capelli e nelle orecchie il ronzio, anzi solo il ricordo del ronzio delle api che sta già svanendo.
Allora esci dalla pista e non passi dal traguardo (è davanti a me o dietro di me? Non l'ho mica capito), passi dai lati, perché volevi solo la coperta, il cielo terso e il cestino da picnic e della gara non ne sapevi niente.
Chissà se ci sarà un podio con un primo posto occupato o vuoto.
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