Le ultime due settimane o giù di lì mi sembra siano state così dense da poterci mettere dentro un mese intero. Sono state settimane piene di lavoro ma in qualche modo anche piene di canzoni, di uscite ma anche di istanti caldi dentro casa com'è bello che sia quando fuori è autunno e il mondo cambia i suoi colori.
Caos dentro e fuori ce n'è sempre, ma almeno l'abisso sembra lontano in questo momento e riesco a guardarmi con un po' più di indulgenza. Ho provato – sto provando – a non lasciarmi sopraffare dalle cose che spaventano, ma per farlo ho bisogno di tenere lo sguardo più fermo e limpido. Non ci riesco sempre ma forse ci riesco abbastanza.
Non riesco più a venire qui a scrivere quanto un tempo, e mi domando spesso il perché. Una newsletter amica si è interrogata sulla stessa questione e le risposte che si è data forse sono anche un po' le mie. Forse ho smesso di ragionare su me stessa in termini di parole da dipanare una dietro l'altra, o forse è colpa di quello che stiamo diventando tutti, sempre intenti a cercare di distrarci, di prenderci le nostre dosi di dopamina, di guardarci attraverso una lente che è la stessa degli altri e vederci dentro i noi stessi distorti. Che siamo e che, allo stesso tempo, non siamo. Ma soprattutto, per dimenticarci di tutto ciò che là fuori soffre, si strazia e muore, mentre noi ci preoccupiamo di non essere riusciti a prendere un biglietto in tempo.
Siamo spettatori di tutto e di niente e non sappiamo più farci ridere da soli, perché da ridere c'è poco, o perché per ridere, davvero ridere nel pianto, ci vuole una profondità che ormai ci manca. E non mi assolvo, certo che non mi assolvo. Come un ritratto di Dorian Gray al contrario, c'è un mondo dorato che è solo dentro i nostri telefoni mentre quello vero fuori marcisce e crepa.
Ma ho detto che sono state settimane di canzoni, anche, che sono, insieme ai libri, alle poesie e a tutte le parole belle che trovo nel mondo, un'àncora di salvezza. A volte mi ci aggrappo come non ci fosse altro, in mezzo alla tempesta. Sono loro a ricordarmi che tanta bellezza si moltiplica quando la condividi con chi ami.
C'era Nick Cave in concerto a Milano, avrei voluto andarci ma non ho potuto organizzarmi per farlo, non importa, spero succeda prima o poi. Intanto vado a leggermi quando riesco i suoi Red Hand Files che sanno sempre lenire l'anima. Mi sono tenuta questa frase, l'ho scritta qui almeno una settimana fa in attesa di scriverci un post. Sì, era una risposta che c'entrava con Leonard Cohen, è chiaro, ma non mi interessa tanto ciò di cui parlava, voglio solo che questa frase resti qui, a ricordarmi di quella disperazione e di quella luce lì.
We humans are our own howling voids – cracked and beautiful things pierced by light.
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