Passa ai contenuti principali

Ma non oso


 

Paura

Nel mio cuor dubitoso
sento bene una voce che mi dice:
"Veramente potresti esser felice".
Lo potrei, ma non oso.

Salvatore Quasimodo, così, de botto, sbam, in faccia.

Queste giornate sono un po' strane quando sono sola con me stessa, ma cerco di riempirle di cose da fare, leggere, be' ovviamente ho anche un sacco di lavoro e per fortuna, ma mi distraggo lo stesso perché è un periodo che va così. O forse perché sono sempre stata così.
Il libro che sto leggendo è talmente vero da fare male, molto male, ma amo che sia scritto così bene e che dentro sembri esserci quasi tutto.
Mi rifugio nelle parole belle e ben scritte, perché anche quando sono tristi sono comunque bellezza, e di bellezza ho sempre sempre bisogno. Mi rifugio nelle cose da fare perché non oso guardare nell'abisso. Provo a fare cose che non ho mai fatto o che non faccio da tanto, anche quelle che mi spaventano un po', perché non si può sempre vivere dietro le quinte, ed è quello che forse mi sto perdendo io, la vita.
E anche se sento i pezzettini di vetro, quelli minuscoli che non si vedono, sparsi ovunque dentro di me, fare male, provo a far finta che la paura non ci sia, perché in fondo alla più tragica cosa potrà mai succedermi. Voglio dire, a parte alla morte, a tutto il resto dicono ci sia rimedio.

Commenti

Post popolari in questo blog

Il mondo muto di Hector Mann

Insomma, Paul Auster. Il libro delle illusioni . David Zimmer è un professore universitario che d'improvviso perde tutto ciò che ama, in un modo che naturalmente sottolinea attraverso una serie di coincidenze: se non avessi, se l'insegnante di mio figlio non avesse, se... Ma è andata come è andata. Si rinchiude nel suo dolore e nelle bottiglie di whiskey quando, un giorno, guardando a caso una scena di un film muto, ride. Allora non tutto è perduto!, pensa. Sono ancora vivo. E così cerca di scoprire qualcosa su questo attore, Hector Mann, che è riuscito a farlo ridere in un momento tanto disperato. E scopre cose molto interessanti. Tipo che dopo il 1929 è sparito e di lui non si sa nulla. Sicuro come l'oro, ormai è morto. Decide di vedere tutti i suoi film, ma per farlo è costretto a viaggiare. E il fatto di dover anche prendere l'aereo non è cosa da poco, per lui. È interessante anche il suo incontro e dialogo con il dottor Singh, per farsi prescrivere de

Tenacia

Solo io e le papere, ieri pomeriggio, imperterrite sotto la pioggia ai laghetti. Tenace è un aggettivo che mi piacerebbe mi venisse attribuito, non so quanto appaia all'esterno, anche se penso di sembrare meno tenace di quanto sia in realtà, o di quanto sia capace d'essere. Tenace sarà la mia parola di quest'anno, come aspirazione quanto meno, perché se non riesci ad attraversare tutto sempre con leggerezza, che è ciò che mi piacerebbe fare ma forse non è il momento giusto, allora è al tener duro che voglio aspirare. Forse mi prendo una pausa dal blog, che non importa a nessuno, ma devo dirlo a me stessa perché è sempre stato un bel rifugio ma ora non lo sento più così. Mi ci sento legata ma in questo momento il legame ha anche un sapore negativo, che non sto a spiegare, e credo di avere bisogno di liberarmene per un po'. Non un addio, solo un "non lo so". Ciao

Ancora

A volte ho la sensazione di non essere reale. Forse è colpa del fatto che lavoro tante ore da sola, forse ho questa abitudine di guardarmi da fuori, forse è perché ultimamente la confusione nella testa regna sovrana. Mi sento irreale, eppure so che le mie azioni hanno delle ripercussioni sulla realtà quindi dovrei rendermi conto che è una sensazione stupida. Cerco di fare cose concrete, regolari, misurate perché i ritmi e le cose cadenzate mi danno sicurezza. Provo a evitare le distrazioni ma non ne sono tanto capace. Finisco per inventarmi mondi immaginari e perdo l'àncora. È un bene o un male, perdere l'àncora? Non lo so proprio. A volte tutto sembra così insignificante se si pensa alla fine che faremo tutti, che mi chiedo a che pro reggersi sempre al parapetto, anche quando il mare si fa burrascoso? Però sì, rivorrei la calma. Rivorrei il silenzio. Rivorrei la sicurezza, o almeno la convinzione, di aver fatto bene. Rivorrei la sensazione di felicità scontata che scontata non