È un libro breve, una raccolta di racconti, anche se le vite di tutti i vari protagonisti di ogni racconto si intrecciano più o meno saldamente. Di tutte le coppie che compaiono, credo ce ne sia una sola a essere piuttosto salda, seppure segnata dalla tragicomica presenza di un figlio che si crede Celine Dion.
Forse l'unico personaggio di cui, alla fine, posso dire essere felice, nel suo totale distaccamento dalla realtà.
La felicità è un talento, ci dice Reza, e forse è proprio per questo che solo chi è considerato autenticamente "pazzo" mi è sembrato l'unico felice. In fondo forse è l'unico ad aver scelto chi essere.
Tutti gli altri ruotano intorno alle loro vite un po' patetiche, mariti tradiscono mogli che tradiscono a loro volta i mariti, e anche gli e le amanti diventano vittime o carnefici in base al punto di vista. E pure le euforie, felicità finte, sono presto oscurate dalle ossessioni.
È una scrittura così autentica e riconoscibile e riconducibile a così tante esperienze della vita che ammetto mi ha anche un po' spiazzata.
Ma in un momento in cui mi sentivo priva di entusiasmo in generale, compresa la lettura, questo libro è riuscito a togliermi un po' di torpore. Innanzitutto perché nella sua amarezza di fondo è anche molto divertente, le battute sono efficaci e la scrittura è limpida e scorre come poche altre. Mi ha tenuto compagnia in questa settimana che, diciamolo, fra il piccolo tamponamento di martedì sera (mio ai danni di un'altra auto, ma nulla di grave tranquilli), l'incidente a pochi metri da casa mia (qui non c'entro, ma vedere quella bici a terra mi ha un po' squassata), un lavoro da finire e un altro da iniziare e poi la vita… insomma, non è stata una settimana facilissima.
Vorrei dire di più, ma il lavoro mi attende e oggi è venerdì, giornata corta per me, e forse, finalmente, arriva anche un po' di pioggia.
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