Passa ai contenuti principali

Il centro

 

Ah, mi dico a volte, se non ci fossero quei libri, quei film, o quelle canzoni che ti mettono i brividi non piangerei quasi mai.
Spoiler: non è vero per niente.

Sono in isolamento, ho avuto anch'io questa maledetta variante Omicron che è stata solo un raffreddore ma adesso giro di tamponi, quarantena, tamponi di uscita – per me e per mia figlia, maneggiare fazzoletti di bambina cinquenne non è stato indolore – problemi organizzativi, weekend con amiche saltato, ma io sempre brava, sempre di buonumore, a tifare da lontano perché si sa che nella vita i problemi sono altri.
Non che non abbia pianto per aver saltato il weekend a cui tenevo molto.
O perché organizzare il lavoro diventa difficile e stancante in questo modo.
O perché sono circondata da persone a cui non frega un cazzo di niente se non di sé stesse. No perché noi qui a fare il possibile e gli altri che se ne fregano e neanche si fanno i tamponi con i sintomi. OKAY.
Poi però mi accorgo che non è vero, non tutti sono così, ma quelli così oscurano il resto. E so che a volte farei bene a prendere e urlare tutto contro, ma a volte ci sono equilibri che non posso rompere.
L'equilibrio: la mia natura, la mia condanna.
Mi hanno fatto i complimenti perché mi manca l'invidia. È che non sanno quanto fatico a trovare il centro e mantenerlo anche quando mi abbasso, mi sporgo, e perché non salto e non sbraito o non sbatto la testa da qualche parte. Va bene, va male, non ha importanza. Però, va.
Perché se perdo il centro, inizio a girare come una trottola e non mi sento più me.
Ma almeno Dafne è negativa, io ancora positiva quindi un'altra settimana mezza sospesa. Mezza perché con la piccola a scuola potrò lavorare, ma non potrò fare nient'altro, neppure andare a correre i miei 5 km ormai canonici che non faccio da un po'. Incredibile che correre, attività fino a poco tempo fa per me assolutamente noiosa, sia diventato quasi necessario. Mi fa stare bene, anche se spesso mi devo sforzare per convincermi ad allacciare quelle scarpe e andare.
Mi fa stare bene come mi fa stare bene piangere per una frase di un libro che mi tocca dentro, come la voce di Freddie Mercury che mi fa ancora (e sempre) venire la pelle d'oca, un profumo dimenticato da tanto che di colpo solletica le narici e non sai da dove viene, ma sai cosa ti ricorda, e così sai cosa ti manca ma anche che non importa.


Commenti

Post popolari in questo blog

Tenere il punto

Sparisco. Divento sempre più piccola e poi sparisco. «e io mi sento, io mi sento, io mi sento vagamente ridicolo» (va letta cantando) Mi sento piccola e ridicola e scompaio. Un buco nero, come nella canzone de i cani. Non posso contare più tutte le volte in cui è successo, perché ho permesso agli altri di farmi sentire così. Scontata. Inutile. Piccola. Non conto le volte in cui solo poi mi sono resa conto che ti mettono una mano sulla testa per schiacciarti giù in modo da sentirsi più grandi. Bravi, un applauso. Non conto certo nemmeno gli errori che ho fatto io, ma mai per rimpicciolire nessuno. Per insicurezza, senza dubbio. Per bisogno di attenzioni, sicuramente. Niente di edificante, certo, ma mai intenzionata a distruggere un altro per sentirmi migliore. E invece c'è chi lo fa, chi gioca, manipola, ti fa credere cose che non sono, ti tratta come se non importasse per sentirsi importanti, finché poi non importi davvero più. Bravi, un applauso anche a voi. Sono sparita e diventa...

Prime volte

Sono una grande fan delle prime volte, d'altra parte, chi non lo è. Sono irripetibili, anche se sono cose che poi ripeti, poche o tante volte, ma le prime restano indelebili, nel bene e nel male. Non sempre sono belle, il che depone a favore delle seconde, terze ed ennesime, a volte però sono straordinarie. Per fortuna che sono accadute, anche se peccato che non possano riaccadere allo stesso modo. Non ho mai sofferto di grandi nostalgie, ma si sa, l'età a volte fa questi scherzi. E comunque si cambia e anche questo ha una sua bellezza. Anche l'esperienza ha la sua parte di meraviglia. Non so perché si demonizzi sempre il trascorrere del tempo, ci si affanni nella corsa a cercare di andare all'indietro, continuare a sembrare giovani – sembrare chi non si è. Non ho voglia di sembrare chi non sono, una lotta che in qualche modo ho portato avanti da sempre. Non mi trucco per non nascondermi, non significa che non mi prendo cura di me. Non ho le sopracciglia dipinte e non m...

Sgretolarsi e (forse) ricomporsi

Provo a tenermi insieme, ma più spesso di quanto vorrei sento di sgretolarmi. Provo a tenere insieme tutte le parti di me che conosco, quelle che conosco meno, quelle che cerco di coltivare e provo a tagliare le parti che vorrei abbandonare, i famosi rami secchi, eppure ancora non c'è un tutt'uno. A volte mi pare che la risposta sia lì, a portata di mano. E forse lo è e solo io remo contro, mentre allungo il braccio. Ma tutta intera non mi ci sono mai sentita, nemmeno quando leggevo Caproni e credevo di capire tutto (ma avevo quindici anni e di sicuro non capivo niente). Provo a tenermi insieme e a capire a chi devo credere, di cosa fidarmi, chi temere. Percepisco un errore nel sistema e non so se tentare ancora di ripararlo o uscire a godermi il bel tempo. Dovrei propendere per la seconda, ma si sa, sono testarda. Oltre a cercare di tenere insieme me, cerco di tenere insieme anche tutto ciò che c'è fuori. Impresa titanica a dir poco che dovrei proprio lasciar perdere, ma a...