Forse qualcuno l'aspetta come sto aspettando io l'arrivo del corriere che deve prendermi dei pacchi, forse qualcuno l'aspetta come si aspetta che ti servano quel krapfen alla crema pasticcera sul quale stavi sbavando da dietro al bancone prima di sederti a ordinare, forse qualcuno l'aspetta come si aspetta la tredicesima (beati voi che ce l'avete), forse invece qualcuno l'aspetta come si aspetta la fatidica domanda "E tu che fai a Capodanno?", forse qualcuno non l'aspetta proprio perché non ne conosce l'esistenza.
Sia come sia, è arrivato il momento di raccontare anche quest'anno la storiella di Natale. Che forse devo modificare un po', perché ho idea che non stia invecchiando benissimo.
«Per
Babbo Natale non era il giorno giusto. L’idea di farsi tre o quattro
volte il giro del pianeta, gridando “ho ho” a Dasher, Dancer, Prancer,
Vixen, Comet, Cupid, Donner, Blitzen e Rudolf e scarrozzare per il cielo
lasciandosi dietro una scia di sbriluccicanti freschi fosforescenti gli
era sempre piaciuta, in fondo. Era come la notte della prima, e il
tutto era molto hollywoodiano, compresa quella schifosissima Cacca Cola
che lo costringevano a bere
negli spot in TV nelle #adv di Instagram. Ma quest’anno era diverso:
peso sullo stomaco, sicuro che il costume rosso con il pelo bianco gli
avrebbe tirato sul sedere e sulla pancia anche più dell’anno prima.
Comunque sia, pensò, c’è una pipinara che mi aspetta e non posso
deluderli. Ed ecco che Santa scende nella stalla: nessuno ha preparato
la slitta, strano. Attacca le renne, e gli paiono bizzosette anziché no,
compreso Rudolf che va orgoglioso del naso rosso che fa tanto Natale e
ricorda certi hobby del capo. Spingi, sposta, slaccia, riallaccia, alla
fine sono più o meno tutte al loro posto, ma Vixen scalcia, le altre si
imbizzarriscono, la slitta si rovescia su un fianco, un pattino esce
dalla sua sede. Santa bofonchia e accenna anche alcune considerazioni su
quella
zoccola stronza di Vixen che ha un nome da fumetto porno… Si china per
risistemare il pattino e… crack. I pantaloni gli si sgarrano proprio al
centro… lo sapevo… lo sapevo. Reggeranno? Be', prima finiamo di
caricare, poi se c’è tempo gli diamo una cucitina. Arriva davanti al
capannone dei regali, ma c’è uno strano silenzio: e dire che a quest’ora
dovrebbe brulicare di elfi che preparano le cataste di pacchi. Neanche
l’ombra. Strizza gli occhi: cos’è quella roba attaccata al portoncino?
Un foglietto: la Elf (Elfi lavoratori fuori orario) dopo svariati
ammonimenti per
il mancato pagamento degli straordinari di notturno e
prefestivo l'obbligo di Green Pass sul posto di lavoro, proclamano lo sciopero a oltranza. Santa è un uomo paziente e
soffoca l’imprecazione. Poi medita sul da farsi e decide che ci vuole
una Tennent super o meglio una Scotch Ale. Ma prima bisogna avvertire
gli gnomi che si sobbarchino anche il lavoro degli elfi. Già a qualche
passo di distanza avverte una strana inquietudine: che cos'è quel foglio
bianco sulla porta del capanno degli gnomi? Ovvio, un avviso: la Gnoms
(Gnomi notoriamente ormai molto sindacalizzati), pur avendo un contratto
tutto compreso
non possono non dare la loro solidarietà agli elfi,
e pur essendo vaccinati, trovano ingiusto fare il doppio del lavoro: loro la loro parte l'hanno fatta, e
proclamano così uno sciopero immediato e irrevocabile. Be', a questo punto
l’esasperazione si può curare solo con due birre. Entra, apre il frigo:
vuoto. Gesù, Giuseppe e Maria: saranno in magazzino, e meno male che qui
fa freddo, perché la birra calda, quella proprio no. Primo stanzone,
solo casse di birra vuote, o meglio piene di vuoti. Be', saranno nel
secondo stanzone. Niente. Dietro gli attrezzi, zero. Forse in cucina. Ci
arriva trafelato, bofonchiando, reggendosi i pantaloni, soffocando con
sempre minor successo le imprecazioni. Entra sbattendo la porta, fruga
dappertutto, niente birra. Toc toc. Bussano. “Avantiiiii” (chi viene a
rompere in un momento come questo???). La porta si socchiude, sulla
soglia un angelo meraviglioso, riccioli d’oro dappertutto, fin sulle
spalle, due occhi azzurri come laghi alpini, due ali ricche e pur
garbate. Un angelo così bellino che gli mancava una Ceres in mano per
sembrare un miracolo. Ma sottobraccio, invece, portava un piccolo abete
di un verde intenso, un albero di Natale, come si chiamano oggi.
L’angelo guardò in silenzio Santa che ormai schiumava rabbia e poi,
melodioso mellifluo e se vogliamo anche un po’ irritante, scandì: “Babbo
Natale, Babbo Natale, questo dove lo metto?”. Ed ecco spiegato perché
in cima a tutti gli alberi di Natale, sulla punta, c’è infilato un
angioletto.»
Santa Claus in Trouble è in realtà il nome di un videogioco a cui giocavo durante le vacanze di Natale una quindicina di anni fa, forse meno, invece di nelle pause dallo studio universitario. Ieri sera ho avuto la brillante idea di riscaricarlo (esiste ancora!) e niente, ora passeremo le vacanze a sfidarci a chi supera più livelli.
Buon Natale a tutti, buone vacanze, buon anno, e che dire... Speriamo bene, raga, speriamo bene.
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