Non sono tanto tipa da presagi, ma vorrei fosse un presagio di bene.
Come stai?, ci si chiede di solito quando ci si incontra, e quest'anno mi sembra una domanda difficile da rispondere più che mai. Da un lato mi sembra tutto normale, finché non esco di casa, finché non mi rendo conto di quanto più tempo passi a casa mio marito, del poco che vediamo i nostri genitori, della mascherina prima di uscire di casa (e di dovermi ricordare di passare il panno antiappannamento sugli occhiali), di non pensare a programmare weekend fuori questo Natale, o forse sì ma forse meglio star tranquilli coi soldi.
Come stai?, ci si chiede di solito quando ci si incontra, ma qui non ci si incontra quasi più.
Mi sembra di essere riuscita a migliorare il mio tempo fuori dal lavoro leggendo, e leggendo anche meglio del solito, però quando mi perdo un po' leggo messaggi che forse non ci sono in canzoni che vengono da lontano e mi perdo ancora un po'.
Un giorno un'amica che non vedo da tanto ha pubblicato una foto chiedendosi se si smette mai di avere nostalgia delle vite che si è scelto di non vivere. Bella domanda, e credo che la risposta sia sempre e comunque no. Ma la nostalgia deve restare leggera e alle tue spalle, penso, altrimenti invece di incedere a testa alta consapevoli di ciò che siamo rischiamo di inciampare.
Ma inciampare è della vita, ne fa parte, succede. E poi non è nemmeno detto che le scelte non fatte una volta non possiamo farle stavolta. Altrimenti i libri-game non avrebbero mai avuto successo, no?
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