Passa ai contenuti principali

Autunni

Ottobre, un mese che comincia a essere più buio e per me è in qualche modo luce. Ottobre, novembre e dicembre mi fanno da rifugio, come se mi infilassi sotto una coperta calda e confortevole e chiusa, chiusa fino a dicembre. 

Quindi a ottobre decido che farò il possibile per assaporare ogni singolo istante di questi tre mesi. Il freddo che si insinua, le foglie che cadono, le giornate che si accorciano, il cielo che ingrigisce, la neve che inizia già (quest'anno prestissimo) a ricoprire le cime che vedo dalla finestra della cucina. Tiro fuori piumoni, giacche, maglioni, sorridendo per tanta morbidezza. E anche se a volte mi lamenterò perché non riesco a scaldarmi in questa casa vecchia e fredda, in realtà sarà una lamentela da poco, superficiale. La verità è che i tre mesi più consolatori dell'anno me li prendo come sono, vantaggi e svantaggi compresi. Piove, l'umidità fa stare i capelli a cazzo di cane (adesso che li sto facendo ricrescere ancora di più), ho sempre sonno e mi sento più pigra del mio cane che dorme tutto il giorno. Eppure è questo il momento in cui finalmente mi sento al sicuro. Meno esposta, meno in balìa del vento che cambia, meno sorprese. Che poi sia vero o no, non importa, è la sensazione che conta.

In questi giorni ho fatto passeggiate corroboranti. Ne avevo così bisogno e non me n'ero nemmeno resa conto. Mente sgombra e un passo dopo l'altro. Dopo essermi ricaricata ho ripreso il filo di alcuni pensieri. Mi mancano delle persone con cui vorrei poter passare più tempo, con alcune mi basterebbe qualche chiacchiera via email, ma almeno la mia più cara amica si è ritrasferita in Italia e ci sentiamo e vediamo un pochino di più. Vorrei riuscire a dedicarmi di più alle cose mie, ma mi perdo sempre. Un po' perché ho tante cose, sempre mie, ma anche di altri. Un po' perché la consolazione che ti sembra di provare il momento prima di metterti a perder tempo è sempre così illusoria e trascinante.

Comunque sia questi tempi restano strani ma è come se ci stessimo un po' abituando. Dev'essere nell'umana natura. Ci adattiamo a ogni stranezza e tiriamo avanti a campare. Ma la mascherina mi continua ad appannare gli occhiali e l'incertezza dei giorni a volte riesce a vincere. Ma poi trovi il panno che per qualche ora non ti fa appannare le lenti (funziona davvero, ero così scettica!) e l'incertezza ti sembra quella di sempre, quella che sentivi anche prima. Prima di tutto questo. Già prima mi pareva di attraversare le giornate in un misto di torpore e abitudine senza riuscire ad afferrarne il senso. Adesso tutto si amplifica, o anche tutto diminuisce, dipende da come la vedi. Ma non sono ancora ben capace di afferrare le cose, né col pensiero, né con le parole che scrivo, né con quelle che leggo. L'unico modo in cui mi sembra di riuscire ad afferrare qualcosa, ad aggrapparmi davvero a qualcosa che non scivoli subito via, sono gli abbracci. Ci sono momenti in cui stringo mia figlia cercando di rendere il momento eterno. Eterno non lo è mai, altrimenti non sarebbe un momento. Si può avere la felicità più assoluta e una punta di tristezza? Penso di sì, sempre, quando non ce l'hai sai quel che ti manca, quando ce l'hai sai quel che rischi di perdere... Ma se stessimo solo qui a pensare a perdere non vinceremmo mai.

Commenti

magma ha detto…
"Si può avere la felicità più assoluta e una punta di tristezza? Penso di sì, sempre, quando non ce l'hai sai quel che ti manca, quando ce l'hai sai quel che rischi di perdere... Ma se stessimo solo qui a pensare a perdere non vinceremmo mai."

Che belle parole, come ti capisco... Ciao Miky 😘

Post popolari in questo blog

Il mondo muto di Hector Mann

Insomma, Paul Auster. Il libro delle illusioni . David Zimmer è un professore universitario che d'improvviso perde tutto ciò che ama, in un modo che naturalmente sottolinea attraverso una serie di coincidenze: se non avessi, se l'insegnante di mio figlio non avesse, se... Ma è andata come è andata. Si rinchiude nel suo dolore e nelle bottiglie di whiskey quando, un giorno, guardando a caso una scena di un film muto, ride. Allora non tutto è perduto!, pensa. Sono ancora vivo. E così cerca di scoprire qualcosa su questo attore, Hector Mann, che è riuscito a farlo ridere in un momento tanto disperato. E scopre cose molto interessanti. Tipo che dopo il 1929 è sparito e di lui non si sa nulla. Sicuro come l'oro, ormai è morto. Decide di vedere tutti i suoi film, ma per farlo è costretto a viaggiare. E il fatto di dover anche prendere l'aereo non è cosa da poco, per lui. È interessante anche il suo incontro e dialogo con il dottor Singh, per farsi prescrivere de...

Tenacia

Solo io e le papere, ieri pomeriggio, imperterrite sotto la pioggia ai laghetti. Tenace è un aggettivo che mi piacerebbe mi venisse attribuito, non so quanto appaia all'esterno, anche se penso di sembrare meno tenace di quanto sia in realtà, o di quanto sia capace d'essere. Tenace sarà la mia parola di quest'anno, come aspirazione quanto meno, perché se non riesci ad attraversare tutto sempre con leggerezza, che è ciò che mi piacerebbe fare ma forse non è il momento giusto, allora è al tener duro che voglio aspirare. Forse mi prendo una pausa dal blog, che non importa a nessuno, ma devo dirlo a me stessa perché è sempre stato un bel rifugio ma ora non lo sento più così. Mi ci sento legata ma in questo momento il legame ha anche un sapore negativo, che non sto a spiegare, e credo di avere bisogno di liberarmene per un po'. Non un addio, solo un "non lo so". Ciao

Tuffi

Cercando un'informazione di cui avevo bisogno fra i messaggi WhatsApp con mio marito, ho trovato conversazioni risalenti a una delle tante vita di prima, più precisamente quella in cui nostra figlia era molto piccola e io lavoravo solo il pomeriggio. Trascorrevamo le mattinate insieme, inforcavo la bici e la portavo al parco, tornavamo a casa e faceva un riposino mentre preparavo il pranzo, insomma, tutte quelle cose che mi sembrano lontane anni luce, ormai. È stato un momento molto tenero, con svariati piccoli tuffi al cuore al comparire di una foto di lei addormentata sul divano mentre guardava George la scimmia o di quando ancora mangiava il pesce senza lamentarsi. Durante le vacanze, un giorno eravamo in acqua a San Vito lo Capo e Ale le stava facendo fare i tuffi in acqua, a proposito di tuffi, e a un certo punto ha detto: "Godiamocela finché è ancora così, perché durerà ancora poco". Altro tuffo al cuore. Uccisa. Vacanza rovinata. Grazie tante. No, scherzo, però ci ...