Mi è quasi difficile, quest'anno, dire come sono state le vacanze. Sono andate bene, non posso certo dire il contrario, sono state forse anche migliori di molte altre, nonostante a volte la mente andasse a indugiare su pensieri non del tutto positivi.
Abbiamo fatto tante cene a casa, Capodanno compreso, con amici, abbiamo passato serate fuori con gli stessi o altri amici, quest'anno sono pure andata a Udine a fare il pranzo "di lavoro" con i clienti per cui lavoro da una vita, e a un certo punto le uscite sembravano non finire mai. Abbiamo passato giorni in famiglia, e siamo andati sulla neve, finalmente sullo spettacolare Lussari che non raggiungevamo da un po', ormai. Abbiamo acceso il tradizionale falò – casalingo – e abbiamo aperto regali. Abbiamo giocato tanto, tantissimo, con la piccola, e solo ieri sera, solo appena prima di andare a letto mi ha assalito davvero la nostalgia per la fine di queste giornate di pausa. Nel mezzo ho pure lavorato un po', solo qualche mezza giornata, giusto per essere sicura di non ritrovarmi col fiato sul collo già ai primi di gennaio.
Ho letto tanto: ho letto il bellissimo Momenti straordinari con applausi finti di Gipi, un graphic novel che consiglio a tutti e che mi ha profondamente commossa. Ho letto Abbiamo sempre vissuto nel castello, di Shirley Jackson, che mi ha dato quel tocco di atmosfera gotica che sotto le vacanze non disdegno mai. E mi sono follemente innamorata di Michele Mari grazie a Verderame, che non solo ho divorato in una manciata di serate e un paio di pomeriggi, ma che mi ha fatto venire davvero voglia di leggere tutto ciò che ha scritto, come non mi succedeva forse dai tempi del primo Paul Auster che ho letto, forse nemmeno con Williams dopo Stoner, né con Malamud dopo Il commesso.
Forse, se me lo concedo e se mi concedo di espormi, da domani partecipo a un contest di libri interessante e magari oltre che su Instagram potrei pubblicare anche qui sul blog. Potrebbe essere una buona idea per ravvivarlo un po'...
Ora mi aspettano un paio di giorni sola a casa e la lotta interiore contro paure che riemergono sempre dopo le pause. Pause e paure, una sola lettera di differenza e io me le ritrovo sempre vicine. Spero di vincerle o metterle a tacere, perché ieri sera mi avevan preso proprio male. E come al solito in silenzio e sola, perché sono cose che non sono mai stata brava a condividere. Sarà per questo che mi tuffo nelle storie altrui.
Forse carichiamo sempre gennaio di aspettative esagerate perché ha tutta l'aria e il sapore di un nuovo inizio e sappiamo quanto abbiamo bisogno di credere che si possa resettare tutto e far ripartire nella speranza del meglio. Invece preferisco piantare i piedi a terra, consapevole che l'anno nuovo viene comunque dopo il precedente, e che gennaio viene dopo i mesi che l'hanno preceduto, e che insomma niente riparte da zero ma si riprende da dove si era lasciato. Gennaio è sempre stato un po' un mese in salita per me, sia per il suo essere un enorme e lungo lunedì, sia perché mi ricorda sempre tristi gennai cupi e pieni di incertezza.
Ma sbloccare il meccanismo, in teoria, sta solo a me.
Commenti
A mio parere carichiamo gennaio (e noi stessi) di aspettative irrealistiche, non si puo' cambiare dall'oggi al domani, i cambiamenti devono essere graduali ed hanno bisogno di tempo per consolidarsi. Avere buoni propositi per l'anno nuovo e' cosa buona e giusta, ma la metamorfosi avviene un giorno alla volta, e non deve necessariamente cominciare il primo gennaio, l'importante e' che cominci. Ciao Miki.