Questo post poteva cominciare con due tempi verbali: il passato o il presente. Ho sperato tanto di poterlo scrivere al passato. E per fortuna è così che lo scrivo.
Nell'ultima settimana sono stata spaventata e preoccupata, ho sperato che non ce ne fosse motivo, ho sperato tanto che andasse tutto bene, e ho sperato tanto di poter scrivere un post sulla paura e sul sollievo e non solo sulla paura.
Il sollievo di ieri pomeriggio è stato enorme. Mio marito aveva fatto un esame di routine la settimana scorsa ed era emersa un'anomalia. Non mi addentro nei particolari, ci sono degli accertamenti da fare ancora, ma con tutta probabilità il cardiologo che l'ha allarmato ha avuto delle modalità un po' precipitose. Quindi, insomma, pare che vada tutto bene e ci sono molti motivi per pensare che sia così.
In questi giorni ho vissuto in una specie di realtà sdoppiata: quella solita in cui vivevo, lavoravo, stavo con mia figlia, comunicavo con genitori e maestre, e quella in cui volevo solo piangere per la preoccupazione e la paura. Sono scoppiata ieri mattina, quando la visita era imminente e io stavo malissimo per una forte cistite: io che non sto mai male, proprio ieri ero a pezzi.
Ma la giornata è finita bene, abbiamo pianto di sollievo, mi sono rimessa in sesto pure io e oggi siamo tutti più simili a quelli di una settimana fa. O forse no, siamo cambiati ma in meglio. Perché queste sono quelle batoste improvvise che ti fanno vivere con più intensità, perché ti rendi conto che tutto di colpo può essere fragile e allora ci aggrappiamo uno all'altra per non cadere giù... non lo so, non sono ancora abbastanza lucida, forse, per dirlo bene.
Abbiamo fatto l'albero di Natale, domenica, perché mia figlia ha insistito molto, ho pensato che avrei voluto farlo solo una volta finita la visita, poi ho pensato che no, poteva essere di buon auspicio fare una cosa che porta allegria.È arrivato il freddo in questi giorni, ma il gelo, per fortuna, ce lo siamo risparmiati.
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