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Vuoti e pieni

Ogni tanto vado a rileggere post scritti tanti anni fa, e sono tanti davvero, tenere un blog è un ottimo modo per renderti conto di quanto cazzo di tempo è passato da quando lo hai aperto.
E la reazione è più o meno sempre: ma che piiiiicccccoooola che ero (cosa che evinco dal modo in cui scrivevo) proprio come quando trovi una foto di dieci anni fa e dici "ma guarda che giooovvaaane". In questi casi allungare le vocali è d'obbligo.
Però c'era una certa leggerezza, sempre, anche nei momenti meno gioiosi, sarà stata anche l'età, o sarà la distanza con cui li leggo. O sarà che comunque è vero che è solo una riscrittura della realtà.
Ricordo che il blog aveva colori diversi, e anche io avevo colori diversi, le giornate trascorrevano in modo diverso, più leggero ma per questo anche un pochino più vuoto. Oggi non mi sembra proprio ci sia spazio per il vuoto, anzi, mi pare tutto colmo e stracolmo, non ci sono ripiani di cui dire: Lì sopra che cosa ci potrei mettere?, perché più che altro si tenta di togliere, scegliere, buttare.
Ho vissuto un periodo anni fa in cui non vedevo l'ora di riempire ogni spazio (in realtà sto parlando più di tempo che di spazio eh) con qualcosa, oggi invece cerco di capire cosa posso lasciare indietro... Ma è una cosa da saggi, no? (Vecchi e saggi).
Oggi le scuole qui sono chiuse causa maltempo e fiumi in pericolo esondazione (in realtà meno pericolo dei giorni scorsi), io sono raffreddatissima (in fondo, a un certo punto, dovevo pigliarmela pure io), il lavoro abbonda e non posso lamentarmene, il silenzio e una lieve stoccata mi ha permesso di tenere a bada i genitori rompi della chat whatsapp in piena lamentela da chiusura scuole e anche se ieri ho mezzo litigato con mio marito (per motivi che dire futili è poco) non andiamo mai a dormire senza un bacio né ci alziamo senza un bacio. E poi c'è lei, che ha riempito gran parte di cassetti, scaffali, angoli e pertugi.
Eppure, ogni tanto, mi pare che ci sia ancora qualcosa che mi sfugge, ma non ho ancora capito che cavolo è.

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