Avevo iniziato un post qualche giorno fa che si intitolava Quando tutti perdono. Parlava di libri che bruciano e della voglia di non gettare la spugna, anche se.
Non l'ho continuato perché mi stavo un po' intristendo, e in effetti non ne avevo voglia. Sarà che poi passa il tempo e si diventa un po' più vecchi e quindi ogni anno ti pare che quello precedente fosse un po' meglio. Ma poi non è vero, perché dipende da quel che succede, giusto? E da quel che fai con quello che succede.
In ogni caso mi sono resa conto che quest'anno, quest'autunno, sono un po' più triste. Non è nemmeno proprio tristezza, sono poco carica. Probabilmente ha un peso, un peso piuttosto importante, la difficoltà a dormire. Non si riesce a passare una notte decente da quando l'asilo ha portato un raffreddore e una febbre dietro l'altra. Povera piccola, lei sta peggio di noi, certo, ma noi dopo le nottatacce dobbiamo metterci al lavoro e non si recupera mai. Speriamo che quest'ondata passi presto. E poi be', la pioggia battente e continua di questi giorni, seppur ci dia ogni tanto qualche ora di tregua e di bel tempo, non aiuta di certo.
E così mi ritrovo un po' triste, forse più che altro molto stanca, dispiaciuta di non avere le energie che vorrei per fare le cose che vorrei. Quindi che mi resta, se non fare quel che devo e poi cercare di riposare? Insomma, sopravvivere e mettere in stand-by ogni altro guizzo: una lettura che mi poteva entusiasmare e invece rimane a latitare mentre non trovo di meglio che lanciarmi sul divano e dormicchiare; una passeggiata che poteva essere rilassante, corroborante, e che invece si limita a quattro passi veloci mentre l'acqua continua a scendere e non vedo l'ora di rientrare al caldo, al niente.
Abbiamo fatto i biscotti al cacao, la settimana scorsa, la torta al cioccolato, domenica, mi pare già tanto così. Lei è felice e la mattina non devo fare le lotte per la colazione, quando c'è qualcosa di buono. Quando doveva andare a scuola mi diceva di non volerci andare, e in questi due giorni di febbre e raffreddore non vuole stare a casa ma andare a scuola. Una bastian contraria fatta e finita. E io, sfinita.
Come facevo quando allattavo e dormivo un'ora alla volta, se andava bene, e non più di quattro in tutto? Be', non lavoravo, almeno i primi mesi, quindi okay, cos'avevo però? La prolattina che mi teneva su? No, la verità è che ero uno straccio e sull'orlo di una crisi ogni giorno, ma poi mi dicevo tieni duro, tieni duro. E poi, soprattutto, quando il tempo passa tendi a dimenticare la stanchezza che provavi.
In tutto questo ci sono delle cose buone:
1) ho deciso di rinunciare a certe comunicazioni a senso unico (sono troppo stanca)
2) tantissimi cuori per Il metodo Kominsky e The End of the F***ing World (più facile seguire quelli che un libro; e comunque, mica tutti gli episodi ancora, perché non ce la facciamo proprio)
3) non mi ricordo, o forse un 3 non c'è.
(Ah, sì, 3 mi hanno assegnato un'altra traduzione e sono contenta, spero solo di farcela, perché finalmente mi pare di aver trovato la mia voce.)
Intanto, tengo duro.
ciao
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