Ad aprile ho letto ben tre libri (ne ho anche iniziati altrettanti, ma parlo solo di quelli che ho finito).
Quando qualche post fa ho detto che il libro Vita su un pianeta nervoso non mi sembrava dicesse queste grandi novità, ammetto di aver dato un giudizio affrettato. Perché anche se dice cose abbastanza note, ne racconta alcune personali e dà qualche consiglio su come destreggiarsi in questo mondo iperconnesso, iperinformato, sovraccarico. E devo dire che mi è stato di grande consolazione. Sarà perché ne avevo bisogno in questo momento, ma se alcune cose non mi riguardavano (non soffro di attacchi di panico e non ho problemi di alcolismo, per dire) altre invece sì, si applicano bene anche a me.
[...] non possiamo giocare con tutti i giocattoli. Non possiamo usare tutte le applicazioni. Non possiamo andare a tutte le feste. Non possiamo fare il lavoro di venti persone. Non possiamo essere sempre al corrente di tutte le notizie. Non possiamo indossare i nostri undici cappotti tutti in una volta. [...] Fate un bel repulisti. Una sintesi della vostra vita.
(Matt Haig, Vita su un pianeta nervoso, edizioni e/o)
Alla fine era quello che mi ero ripromessa all'inizio dell'anno e leggere qualcosa di affine a quel pensiero mi sta aiutando in momenti in cui la rotta sembra poco chiara.
Quando invece ho detto che Affari di famiglia di Francesco Muzzopappa era un libro molto divertente, avevo ragione. Non conoscevo questo autore, e penso che recupererò anche gli altri suoi libri. Credo che alcuni detrattori lo siano semplicemente perché pensano che un libro che fa ridere non sia un libro di qualità, e invece secondo me questo lo è. Saper far ridere non è semplice, e credo che saperlo fare con la parola scritta sia ancora più difficile che con la presenza scenica. Io sono scoppiata a ridere molto spesso solo immaginando la contessa Maria Vittoria dal Pozzo della Cisterna e le facce che faceva quando pensava, diceva, vedeva qualcosa. Insomma, mi ha fatto lavorare di immaginazione amplificando l'effetto delle parole. La storia è semplice e scorre veloce, è un libro che si legge in poco tempo e mi ha fatto bene, perché avevo bisogno di RIDERE e di immaginare.
Ecco la contessa caduta in disgrazia in un dialogo con l'ultimo domestico che le è rimasto, il tanto mitico quanto discreto maggiordomo Orlando.
Orlando!, gli dico. Su questo numero di «Scandaloso» non ci sono articoli sulle disgrazie del mio casato. A meno che il tizio con la giacca a pallini non ci riguardi.
Pagina 58, contessa. E si faccia coraggio.
Cerco la pagina, chiudo gli occhi e prendo un respiro profondo.
Riapro gli occhi.
Mio figlio in bermuda sulla spiaggia di Cap-d'Ail afferra i capezzoli di tale Ludmilla Coprova come stesse sintonizzando la frequenza di una radio. “Emanuele mi ha fatto il regalo più bello. Un seno tutto nuovo proveniente da Miami”.
È uno scherzo, vero?, chiedo a Orlando, sollevando con terrore lo sguardo dalla pagina.
No, contessa.
Dimmi, ti prego, che si tratta di un fotomontaggio.
Ho paura di no, mi risponde abbassando la testa.
Mi tiro fuori dal letto, furiosa.
Orlando, dammi la vestaglia!
Seta cruda o georgette di seta e pizzo?
Seta cruda. Temo quel cretino stia progettando la mia morte, dico, infilando la giacca da camera. Ero pronta a tutto, Orlando, ma non si è mai abbastanza pronti per un seno proveniente da Miami.
Mi spiace, signora.
Ludmilla Coprova, ripeto, passeggiando nervosamente per la stanza con la rivista tra le mani. Che razza di nome è? È straniera?
È italiana, contessa. È un nome d'arte.
Non mi dirai che questa tizia ha anche un'arte?
È ballerina di fila.
L'ultima, immagino.
(Francesco Muzzopappa, Affari di famiglia, Fazi editore)
A parte le gag, in questo libro ci sono una rapina gentile, un rapimento all'incirca, un colpo di scena, il riscatto di alcune persone.
Insomma, gli ingredienti giusti che ti conducono fino alla fine della storia.
A parte le gag, in questo libro ci sono una rapina gentile, un rapimento all'incirca, un colpo di scena, il riscatto di alcune persone.
Insomma, gli ingredienti giusti che ti conducono fino alla fine della storia.
Conosceva tutti i gesti che addomesticano la miseria: ho trovato questa frase splendida nella sua sintesi.
Si trova in Una donna di Annie Ernaux, edito da L'orma, un racconto, che poi è una biografia, che si legge in forse un'ora. Della Ernaux avevo sentito parlare nei mesi scorsi, ma non avevo mai letto nulla. Uno stile asciutto, più asciutto di così non si può, eppure è riuscita a strapparmi qualche lacrima. Quando le parole si ritirano un po' ma riescono lo stesso a essere incisive, così tanto da creare un mondo enorme, allora lì credo che uno scrittore abbia fatto davvero tanto. Almeno, questo è quello che percepisco io. E questo mi convince anche a leggere Rachel Cusk, che se non ho capito male da quel che ne ho letto, porta ancora più all'estremo questo tipo di operazione.
Sono sempre felice quando parlo di libri, c'è poco da fare. :) A presto!
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