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Quello è tutto. Tutto quanto.

«La storia era, ed è, una strada a senso unico. Bisogna continuare a camminare in avanti. Ma non si è obbligati a guardare sempre avanti. A volte ci si può semplicemente guardare intorno, ed essere felici proprio lì, dove si è».

Ci sono stati dei momenti, di recente, in cui mi sono sentita, come posso dire?, come se potessi essere sul punto di disintegrarmi in moltissimi pezzi differenti, ognuno con una diversa direzione. Non ha molto senso, vero? Eppure era così, come se fossi tenuta insieme da un filo tirato che se si fosse allentato troppo mi avrebbe distrutta. Ecco, una cosa del genere. Non so bene perché sia successo. Adesso mi sembra di essere di nuovo intera, invece, di essere più presente a me stessa da un lato, e più presente per gli altri.
A volte ero sul punto di piangere e non sapevo bene per cosa, o lo sapevo ma non riuscivo a dargli voce e a dargli forma, a volte mi sono quasi piegata in due per il vuoto improvviso. È capitato subito prima di ritrovare l'equilibrio, però, quindi suppongo che il peggio sia alle spalle.
Penso di essere parecchio stanca. Non vedo l'ora di avere un po' di tregua dalla spola quotidiana dai nonni, poi adesso ci si sono messi di mezzo i regali da incartare, scuole aperte da andare a visitare e impegni vari... Non vedo l'ora passi questa settimana, sperando che poi le due successive siano più lente possibile.

Ieri sera ho finito di leggere Come fermare il tempo di Matt Haig, e devo dire che nonostante alcune pecche, mi è piaciuto. È un libro scorrevole, scritto senz'altro molto bene, con qualche riflessione bella e un'idea piuttosto interessante alla base, manca forse un po' di dimensione ai personaggi centrali che avrei reso un pochino più profondi, magari dilugandomi un po', ma non so se è una vera mancanza o una questione di gusti. In ogni caso, è pur vero che da personaggi di oltre quattrocento o novecento anni ti aspetti un pochino di spessore in più.
Comunque sia, ci sono alcune frasi che mi sono piaciute moltissimo, e forse fra i personaggi non protagonisti Omai è quello che mi è stato fin da subito più simpatico: più schietto, l'unico che forse ha colto il senso, il nocciolo, e ha saputo superare, in qualche modo, la pesantezza di avere alle spalle tanti secoli. Non a caso è un surfista: ci vuole leggerezza, equilibrio e coraggio per cavalcare un'onda.

«È nell'amore che trovi il senso. I sette anni che ho trascorso con lei contenevano più di tutti gli altri messi insieme. Mi capisci? Puoi prendere tutti gli anni prima e dopo, pesarli e paragonarli a quelli, e non avrebbero neanche una possibilità. È questa la cosa strana del tempo, non trovi? Non è tutto uguale. Certi giorni, certi anni, certi decenni, sono vuoti. Non c'è niente dentro. Come acqua piatta. E poi ti imbatti in un anno, o magari solo un giorno, un pomeriggio. E quello è tutto. Tutto quanto».

Be' ci sono molti tipi di amore, per le persone, per una cosa che amiamo fare, o un'idea, un progetto che vogliamo realizzare. Ed è vero che è lì, alla fine, che sta il senso.
Quindi, siccome non so se avrò tempo e voglia di scrivere ancora da qui a fine anno (sto cercando di stare con entrambi i piedi nella realtà, invece che con uno nel «grande nulla digitale»), insieme agli auguri di Natale vi auguro di avere molti, moltissimi di quei pomeriggi, o magari giorni o magari anni dove ci sia quel tutto. Tutto quanto.

Ciao! :)

PS (Le cit. sono tutte da Matt Haig. Ariciao).

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