Oggi post con colonna sonora perché mi andava così :)
Mio marito stamattina è partito alle sei per Milano e io sono sveglia da allora (da prima) quindi mi devo ripigliare un po'.
Stavo pensando alla comunicazione e a com'è cambiata nel corso del tempo, a quanto si sia per certi versi "impigrita" seppure ne abbia guadagnato in simultaneità.
Quando avevo dieci anni o giù di lì avevo due amiche di penna che vivevano a Milano (un posto che mi pareva lontanissimo, nonostante mio padre ci avesse pure lavorato per un periodo rientrando ogni fine settimana). Io e mia cugina per un periodo ci siamo scritte lettere che ci consegnavamo a mano ogni volta che capitava di vederci, e con le amiche di scuola fino ai primi anni delle superiori era tutto un gran cazzeggiare su carte da lettere e buste più o meno originali. E piene di stupidate, ma le ricordo con grande affetto.
Fino a poco tempo fa io e la mia amica di Parigi ci siamo scritte lunghe email di aggiornamento delle rispettive vite, più o meno di frequente, anche se poi com'è ovvio mi aggiornava via whatsapp quando sarebbe tornata in Italia per poter uscire insieme.
Ora siamo praticamente passate al solo whatsapp (be' ovviamente a volte ci telefoniamo anche), più immediato ma insomma, un po' di poesia s'è persa.
Non avrei mai pensato di considerare poetiche le email! Eppure, forse voi che scrivete e leggete e commentate blog, capite un po' di cosa sto parlando. Mi manca comunicare in questo modo, raccogliere un po' di idee e scriverle in quella che in fondo è una lettera, più o meno lunga, anche se elettronica. Raccontarsi lunghe cose una volta alla settimana, magari ogni due settimane, e aspettare la risposta. Forse fa parte del mio bisogno di sfogare nella scrittura emozioni e pensieri, magari cose che nel blog non mi sento di scrivere, oppure cose personali che posso condividere solo con quella specifica persona, e che non sempre a voce riuscirei a esprimere. E ancora, appiattire il ti penso/ti seguo/sono d'accordo con te a un mi piace su Facebook dispiace un po'.
Seghe mentali a parte (:D) ho deciso che, visto che fra lavoro e bambina il tempo per leggere è sempre risicato, mi posso anche permettere di abbandonare (o quanto meno sospendere per un po') la lettura di qualcosa che non mi prende. E così, cara Joyce Carol Oates, tu secondo me sei proprio brava ma io ho sbagliato libro, Il maledetto non fa per me in questo momento.
Ho deciso di passare ad altro e fine. Sto leggendo Vox, di Christina Dalcher, un romanzo uscito da poco e di cui ho letto recensioni nì, ovvero bella l'idea, bello l'inizio ma poi si perde un po'. [Trama in estrema sintesi: America distopica, donne non possono dire più di 100 parole al giorno, contatore al polso che manda scariche elettriche se si supera il limite, non possono lavorare né fare quasi nulla a parte essere devote ai loro mariti. Un'angoscia insomma]. C'è chi ha detto che leggere questo dopo aver letto Il racconto dell'ancella della Atwood è proprio una delusione. Ma siccome io Il racconto dell'ancella non l'ho letto, mi va bene, leggo questo e poi prenderò pure quello (cosa che tanto volevo fare comunque, il conto in banca se ne farà una ragione...). Suppongo che salire di livello, proprio come con il vino, alla fine porti a un buon risultato.
Buona settimana a tutti, io sono senza marito fino a sabato sera, quindi può essere che scriverò di più per sentirmi un po' meno sola. O forse leggerò di più, per sentirmi un po' meno sola, vedremo.
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