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Teoria della realtà

Venerdì pomeriggio prima del ponte, mi pare una scelta davvero azzeccata per pubblicare un post!
Ma siccome non me ne importa nulla, e comunque tanto sono sempre i soliti a leggere qui, va benissimo anche così.

«La realtà non è strana, non è imprevista. La realtà non risiede nell'improvvisa, allucinante successione degli eventi. La realtà è mancanza di eventi, vuoto, piattezza. La realtà è che non accade nulla. Quanti avvenimenti della storia, provate a domandarvi, sono accaduti per questa o quella ragione, ma fondamentalmente per nessun'altra ragione che il desiderio di far accadere qualcosa? Ecco, vi presento la Storia, la contraffazione, il diversivo, il dramma che oscura la realtà. La Storia, e il suo parente prossimo, la finzione teatrale...
E non vi ho forse invitato a ricordare, ragazzi, che per ogni protagonista comparso per una volta sul cosiddetto palcoscenico della storia, sono stati migliaia, milioni coloro che non sono mai entrati nel teatro, che non hanno mai saputo che lo spettacolo si stava svolgendo, che hanno continuato l'ingrato lavoro di fare fronte alla realtà?
È vero, è vero. Ma non è che finisce qui. Perché ognuno di questi innumerevoli non-protagonisti si è sicuramente preoccupato di erigere, nella piattezza della sua esistenza non celebrata, un proprio palcoscenico personale, la propria sceneggiatura, i propri costumi, perché sono ben pochi, tra noi, quelli che sanno essere, per un certo tempo, semplicemente realistici. E quindi non c'è modo di sfuggire: anche se non partecipiamo al grande repertorio della storia, nondimeno lo imitiamo in miniatura, e riflettiamo, in miniatura, il suo desiderio di presenza, di attrattiva, di scopo e contenuto.
Ed è superfluo spiegare quali conseguenze non rischieremmo, quali reazioni alle nostre azioni, quali ripercussioni, quali castelli costruiti per essere abbattuti, quale rincorrere la propria coda, quale caos non accetteremmo per poter rassicurarci che, nonostante tutto, le cose stanno avvenendo. Ed è superfluo spiegare quali inebrianti misture non escogiteremmo, quali significati, miti, manie non assorbiremmo per convincerci che la realtà non è un recipiente vuoto.»

Graham Swift, Il paese dell'acqua

Sto leggendo questo libro. A dire il vero, ci sto provando. La sera, quando finalmente ho messo a dormire la piccola, sul divano cercando di non chiudere gli occhi dal sonno. O a letto, cercando di non addormentarmi. L'impresa ultimamente si rivela parecchio ardua.
L'ho cominciato da poco e mi sono imbattuta in una di quelle cose – le parole che ho citato qui sopra – che mi fanno pensare: questo in qualche momento, in qualche modo, l'ho pensato anch'io. Non precisamente così, non con queste parole, eppure è un'idea che mi ha attraversata. E quindi mi fa ben sperare, anche se per ora com'è questo libro non lo so. Vi saprò dire.
So di essere sottotono ed è per questo che sono molto poco social. Ho bisogno di trovare il modo per ricaricarmi e in questo momento sto facendo fatica. Mi dispiace molto perché non è da me e soprattutto questa me non mi piace per nulla. Il che è un ottimo punto di partenza per migliorare, direi.
A presto e buon ponte a tutti.

Commenti

Anonimo ha detto…
Buon ponte anche a te Miky, peraltro - mirabile dictu - avrò ben due giorni di fila di riposo totale, domenica e lunedì...

Secondo me la teoria esposta nel libro è un po' un gioco di stile: che la realtà sia piena di avvenimenti, o sia vuota e riempita dalla Storia, secondo me è un po' la stessa cosa. O no? Trovo più interessante la parte in cui ognuno di noi prende posto sul palcoscenico della realtà. Molto spesso vestendo i panni di un personaggio imposto dalla società stessa, ma cercando comunque gli applausi o di essere protagonisti.

ps comunque hai dei lettori e dei commentatori top :D, soprattutto (modestamente parlando) il sottoscritto e il Moz; i cavalieri della bottiglia, i Rangers del web, i dominatori della generazione di mezzo! Ops, adesso devo andare, devo sfamare il mio tirannosauro da guardia.
Franco Battaglia ha detto…
Ecco che t'abbasso la media qualitativa dei commentatori... commento in miniatura, come quella Storia che imitiamo, o che ci facciamo scorrere addosso senza lasciare solchi indelebili ma solo graffi imprecisi, se non aliti passeggeri a macchiare vetrate di castelli mai eretti...

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