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Freelance incompresi

So che questo tema è abbastanza trito e ritrito, eppure in questo momento me lo sento addosso più che mai.
Ieri ero al telefono con mamma, e mi ha raccontato di essere stata da mia nonna che le ha raccontato di un colloquio di lavoro di un cugino, che sembra essere andato bene. Il che significa, il colloquio è per un contratto a tempo indeterminato (eh, be', ora incrociamo pure le dita per il cugino). Naturalmente la diretta conseguenza di questo discorso è il commento di mia nonna: «Eh, anche per la Michela mi piacerebbe una cosa così». Una cosa così sta per contratto a tempo indeterminato, se non si fosse capito.
Mia mamma, che come sempre mi difende come se ne avessi bisogno, ha risposto che io ho la partita IVA e che lavoro, e anche tanto, e che in più il mio lavoro mi piace molto e non vorrei fare altro.
Non so se finalmente mia madre abbia capito l'antifona, fatto sta che ha detto così, mentre fino all'anno scorso, saputo che mia quasi-cognata ha avuto un contratto a tempo indeterminato, pure lei diceva: «Anche per te mi piacerebbe una cosa così».

Ecco, sia chiaro, AMENONPIACEREBBEUNACOSACOSÌ. Io sto bene dove sto, e anche se non è sempre facile, anche se non lo sarà sempre, anche se non è tutto scontato e non è detto che le cose procederanno sempre bene, non importa, perché oggi come oggi tutte queste belle cose non le hai nemmeno con un contratto migliore. Perché non si sa mai.

Solo perché lavoro da casa non significa che "lavoricchio" come ogni tanto persino mia madre rispondeva a qualcuno. Sì, fino a qualche anno fa il mio impegno era una collaborazione occasionale, ma poi tanto occasionale ha cominciato a non esserlo più già da quando ho finito di lavorare dal notaio. Altrimenti questa casa sarebbe uno specchio pulito e ordinato, e non il residuo del bombardamento atomico che sembra aver subito!
La libertà che ho, che non è vera libertà ma mi piace pensarlo, non la scambierei per nulla al mondo. Sono consapevole dei rischi, ma sono altrettanto consapevole delle opportunità. Sono anche consapevole delle mie capacità, dei miei punti forti e delle mie debolezze, so dove devo impegnarmi di più perché non posso permettermi di perdere un tipo di opportunità, e so dove invece devo lasciar perdere perché non fa per me. E so tante tante cose di me proprio perché ho scelto (certo all'inizio forse sono stata obbligata, ma non ne sono così convinta) di perseguire quello in cui credo. Che non è sempre tutto rose e fiori, e non tutto quello che faccio è il risultato di una cosa nella quale credo fermamente, ma ce n'è sempre abbastanza sotto per dirmi di essere soddisfatta del lavoro svolto. 
Quindi no, amenonpiacerebbeunacosacosì, a me piace esattamente quello che è.

Mia nonna ha capito, ha detto: «Ah, quindi è come se fosse un'artigiana».
Ecco sì, sono un'artigiana della parola scritta, questo mi va benissimo :)

Commenti

bob ha detto…
Il sistema ed il mercato del lavoro sono cambiati cosi' tanto che risultano incomprensibili a chi ha cominciato a lavorare neanche troppo tempo fa, come i nostri genitori. Anche mio padre non ha capito peche' non riuscivo a trovare lavoro a sud, e mi ha spesso imputato le colpe. Ho piano piano trovato la mia rivincita e l'ho convinto del contrario. E' solo con l'impegno e con i risultati che possiamo dimostrare agli altri, dopo noi stessi, qual e' il nostro valore. Sono sicuro che avrai parecchie soddisfazioni lavorative perche' ti piace il tuo lavoro e si sente.
Miky ha detto…
sì, verissimo, chi ha lavorato una vita, magari nello stesso posto, tende a credere che non sia possibile non trovare lavoro, e che alcuni nuovi tipi di attività non siano nemmeno un lavoro vero. Oppure qualcuno dice "Sì, ma quali sono le prospettive?" senza rendersi conto che a volte per qualcuno la prospettiva migliore è quella di avere almeno un lavoro e sfangarla per un po', intanto.

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