Passa ai contenuti principali

Sogno-b

Stanotte, anzi, stamattina, dopo che Ale si è alzato alle 5.30 perché questa settimana deve andare a Bergamo ogni giorno, praticamente, insomma dopo sono riuscita a riappisolarmi un po' e ho sognato di essere a casa del Rompinotaio. Il Rompinotaio è quello per cui ho lavorato qualche mese nel 2011, che non a caso potrei annoverare come l'anno più brutto della mia vita.
Comunque, ero a casa sua, c'erano anche la moglie e la figlia, e io stavo sistemando delle cose mentre la moglie preparava il pranzo, e il Rompi e sua figlia erano seduti a tavola, e io mi sono accorta che la tavola non era apparecchiata, ma come dicevo stavo facendo altro, e poi la moglie si è girata e ha detto: – Ma è pronto e non c'è neanche la tovaglia! – e il Rompi e la figlia ridevano e dicevano cose tipo: – Eh, ma dovevo farlo io? – e allora mi sono avvicinata e ho detto loro, in friulano (perché in friulano, non lo so, visto che non lo parlo quasi mai, tranne per sottolineare qualche concetto che altrimenti non rende o per citare i nonni o mia mamma): – Be', perfino mio fratello che in casa non fa mai niente se è in cucina mentre mia mamma prepara il pranzo si mette a preparare la tavola.
Questo significa che 
a) Rompinotaio e figlia sono assurti a esempi assoluti dell'incapacità pratica (me ne scuso molto, io la figlia non so nemmeno che faccia abbia, quindi chiedo venia, davvero)
b) mio fratello è il metro di paragone negativo della nullafacenza casalinga (anche se credo fra poco il registro cambierà)
c) sono bilingue, alla fine della fiera.

Questo sogno non potevo non annotarlo, nella sua assurda inutilità c'è qualcosa che mi ha colpita, è evidente. :)

E in ogni caso è vero che quando sono davvero stanca, ho tantissime cose da fare e non ho il tempo e nemmeno la voglia, oppure è domenica sera e devo andare a letto e non voglio perché poi è lunedì, ricordo a me stessa questa cosa: – Ma almeno non lavoro più dal Rompinotaio.
Io ricordo benissimo quando è stato il mio ultimo giorno là dentro: il 5 agosto 2011. È stato un giorno bellissimo: abitavamo qui da meno di una settimana ed era l'ultimo giorno di quell'agonia.
E poi, durante la pausa pranzo, mi hanno telefonato dallo studio, quell'altro studio, quello a cui ho consacrato la mia vita, per confermarmi che avrei tradotto io il libro di cui avevo fatto una prova di traduzione. Il 5 agosto dovrebbe essere un giorno da festeggiare con regali e fuochi d'artificio, per quanto mi riguarda.
E comunque quell'esperienza negativa mi permette di ringraziare ogni giorno per il fatto che le cose non stiano più così. 

Commenti

Mareva ha detto…
Servono quelle esperienze lavorative. Sono una scuola di vita che ci fa capire che tipo di esseri umani non vogliamo essere.
Miky ha detto…
esatto! è precisamente così. se mi avessero proposto un rinnovo del contratto, seppure il periodo fosse di crisi nera, avrei detto no.
sapevo insieme cosa volevo e cosa non volevo, e meno male che alla fine sono stata premiata.

Post popolari in questo blog

Il mondo muto di Hector Mann

Insomma, Paul Auster. Il libro delle illusioni . David Zimmer è un professore universitario che d'improvviso perde tutto ciò che ama, in un modo che naturalmente sottolinea attraverso una serie di coincidenze: se non avessi, se l'insegnante di mio figlio non avesse, se... Ma è andata come è andata. Si rinchiude nel suo dolore e nelle bottiglie di whiskey quando, un giorno, guardando a caso una scena di un film muto, ride. Allora non tutto è perduto!, pensa. Sono ancora vivo. E così cerca di scoprire qualcosa su questo attore, Hector Mann, che è riuscito a farlo ridere in un momento tanto disperato. E scopre cose molto interessanti. Tipo che dopo il 1929 è sparito e di lui non si sa nulla. Sicuro come l'oro, ormai è morto. Decide di vedere tutti i suoi film, ma per farlo è costretto a viaggiare. E il fatto di dover anche prendere l'aereo non è cosa da poco, per lui. È interessante anche il suo incontro e dialogo con il dottor Singh, per farsi prescrivere de...

Tenacia

Solo io e le papere, ieri pomeriggio, imperterrite sotto la pioggia ai laghetti. Tenace è un aggettivo che mi piacerebbe mi venisse attribuito, non so quanto appaia all'esterno, anche se penso di sembrare meno tenace di quanto sia in realtà, o di quanto sia capace d'essere. Tenace sarà la mia parola di quest'anno, come aspirazione quanto meno, perché se non riesci ad attraversare tutto sempre con leggerezza, che è ciò che mi piacerebbe fare ma forse non è il momento giusto, allora è al tener duro che voglio aspirare. Forse mi prendo una pausa dal blog, che non importa a nessuno, ma devo dirlo a me stessa perché è sempre stato un bel rifugio ma ora non lo sento più così. Mi ci sento legata ma in questo momento il legame ha anche un sapore negativo, che non sto a spiegare, e credo di avere bisogno di liberarmene per un po'. Non un addio, solo un "non lo so". Ciao

Tuffi

Cercando un'informazione di cui avevo bisogno fra i messaggi WhatsApp con mio marito, ho trovato conversazioni risalenti a una delle tante vita di prima, più precisamente quella in cui nostra figlia era molto piccola e io lavoravo solo il pomeriggio. Trascorrevamo le mattinate insieme, inforcavo la bici e la portavo al parco, tornavamo a casa e faceva un riposino mentre preparavo il pranzo, insomma, tutte quelle cose che mi sembrano lontane anni luce, ormai. È stato un momento molto tenero, con svariati piccoli tuffi al cuore al comparire di una foto di lei addormentata sul divano mentre guardava George la scimmia o di quando ancora mangiava il pesce senza lamentarsi. Durante le vacanze, un giorno eravamo in acqua a San Vito lo Capo e Ale le stava facendo fare i tuffi in acqua, a proposito di tuffi, e a un certo punto ha detto: "Godiamocela finché è ancora così, perché durerà ancora poco". Altro tuffo al cuore. Uccisa. Vacanza rovinata. Grazie tante. No, scherzo, però ci ...