Passa ai contenuti principali

Tradizioni

Quando ero piccola il carnevale mi piaceva molto, innanzi tutto per le frittelle e i crostoli (lo so, non mi smentisco mai) ma anche perché mi divertivo a travestirmi, almeno fino a una certa età. Non che partecipassi a sfilate o cose del genere, a tanto non arrivavo, ma era bello andare per un giorno a scuola in maschera, e soprattutto non fare scuola. Si ingurgitavano livelli di zuccheri inauditi fra bibite e dolci e poi, se la giornata era bella, si trascorreva il tempo in cortile fra coriandoli e stelle filanti. Di fatto quando poi ho scoperto il significato del carnevale, della giornata in cui si "sovvertiva l'ordine" questa festa così punk mi è piaciuta anche di più.
Mia madre, dotata di ben poca fantasia, non mi ha mai coinvolta particolarmente nella creazione di un vestito, più che altro si riciclavano quelli di mio fratello prima e quelli di mia cugina poi, quindi non mi sono mai vestita da principessa, per fortuna, ma da arlecchino, pagliaccio, indiana, cow-girl finché ero alle elementari. Alle medie ricordo di essermi vestita da punk e poi un anno abbiamo fatto la maschera di classe e ci siamo improvvisati tutti camerieri.
Mio marito invece il carnevale ce l'aveva nel sangue, visto che i suoi genitori (insieme a un altro gruppo di persone) organizzavano tutti gli anni un vero e proprio carro da sfilata, e mia suocera faceva naturalmente da costumista.
Fatto sta, che io e mio marito ci siamo conosciuti a una festa di carnevale, e forse chissà, tanto casuale non fu. In effetti, rispecchiavamo esattamente il nostro vissuto carnascialesco: lui vestito propriamente per la festa (era a tema rock e si era vestito da Pete Doherty) io invece avevo improvvisato (da qui si capisce lo spirito) perché non sono molto brava in queste cose, e quindi io e una mia amica ci spacciavamo per groupie.
Abbiamo partecipato a un altro carnevale con amici, anni fa, siamo andati ad una cena in maschera e anche qui, per non spendere soldi, ci siamo messi vestiti vecchi mezzi strappati e ci siamo pitturati la faccia per sembrare degli zombie.
E poi l'altra sera abbiamo fatto lo stesso, a Halloween, ci siamo improvvisati tre zombie (il terzo ovviamente era il bimbo) e abbiamo accontentato il suo desiderio di girare per le case del paese a fare dolcetto o scherzetto. Lui non l'aveva mai fatto, ma noi nemmeno perché si sa, non è una festa con la quale siamo cresciuti. Avendo avuto un venerdì libero, mi ero cimentata in decorazioni a tema per la casa, avevo preparato dei biscotti per eventuali mostriciattoli campanelsuonanti e comprato un po' di caramelle (in altri periodi dell'anno questa casa ne è totalmente sprovvista). Poi abbiamo intagliato la zucca e l'abbiamo messa fra i rami dell'orrido pesco che c'è qui fuori e che già da solo fa paura. Poi ce ne siamo andati in giro e abbiamo fatto un gran bel bottino. La cosa bella è stata vedere che anche gli anziani del paese, in barba al fatto che questa festa non è "nostra" (per quanto sia una di quei "prestiti di ritorno", proprio come alcune parole della nostra lingua, e cioè una festa simile ce l'avevamo pure noi, e aveva a che fare con spiriti e diavoli vari, poi come tutte le feste pagane è stata soppiantata da una festa religiosa, e poi è ritornata alle quasi origini, modificata dalla cultura americana e anglosassone e insomma, siccome è divertente, ce la siamo un po' ripresa), dicevo insomma anche gli anziani invece di fare gli spocchiosi e mandare via i vari ragazzini che giravano per le case, erano tutti ridenti e distribuivano dolcetti. Noi ci abbiamo guadagnato una passeggiata al buio prima di cena e molte carie, probabilmente, ma anche un'altra bella serata tutti insieme a fare un po' i cretini (fare i cretini dà sempre una bella botta alla mia autostima, perché non vorrei mai essere una persona che non sa ridere di sé e tornare bambina, a qualunque età).
Ecco, poi no, non sono andata in cimitero né menate varie, perché se vogliamo parlare di tradizioni, per me il 2 novembre non significa proprio nulla, io odio andare ai funerali e andare in cimitero per me è un'usanza totalmente vuota, perché non mi sento come se stessi andando a trovare davvero i miei cari. E non penso nemmeno che ci debba essere un giorno dedicato, uno dovrebbe fare come gli pare. Come tutto il resto, in fondo.
Ma per me, si sa, tradizione significa molte cose e molto diverse dalla norma, tipo telefonare a Babbo Natale invece di scrivergli la letterina, perché ci si mette meno se non sai scrivere ancora... sì, i miei genitori erano alquanto sui generis.

Commenti

MyP ha detto…
Mamma io odio tutto ciò che vuol dire travestirsi! E' più forte di me.
D'altronde io odio pure vestirmi in generale. Fosse per me starei in mutande 365 giorni all'anno. :-D
Miky ha detto…
c'è poco da fare, questo genere di cose o si odiano o si amano! :)

Post popolari in questo blog

Tenere il punto

Sparisco. Divento sempre più piccola e poi sparisco. «e io mi sento, io mi sento, io mi sento vagamente ridicolo» (va letta cantando) Mi sento piccola e ridicola e scompaio. Un buco nero, come nella canzone de i cani. Non posso contare più tutte le volte in cui è successo, perché ho permesso agli altri di farmi sentire così. Scontata. Inutile. Piccola. Non conto le volte in cui solo poi mi sono resa conto che ti mettono una mano sulla testa per schiacciarti giù in modo da sentirsi più grandi. Bravi, un applauso. Non conto certo nemmeno gli errori che ho fatto io, ma mai per rimpicciolire nessuno. Per insicurezza, senza dubbio. Per bisogno di attenzioni, sicuramente. Niente di edificante, certo, ma mai intenzionata a distruggere un altro per sentirmi migliore. E invece c'è chi lo fa, chi gioca, manipola, ti fa credere cose che non sono, ti tratta come se non importasse per sentirsi importanti, finché poi non importi davvero più. Bravi, un applauso anche a voi. Sono sparita e diventa...

Prime volte

Sono una grande fan delle prime volte, d'altra parte, chi non lo è. Sono irripetibili, anche se sono cose che poi ripeti, poche o tante volte, ma le prime restano indelebili, nel bene e nel male. Non sempre sono belle, il che depone a favore delle seconde, terze ed ennesime, a volte però sono straordinarie. Per fortuna che sono accadute, anche se peccato che non possano riaccadere allo stesso modo. Non ho mai sofferto di grandi nostalgie, ma si sa, l'età a volte fa questi scherzi. E comunque si cambia e anche questo ha una sua bellezza. Anche l'esperienza ha la sua parte di meraviglia. Non so perché si demonizzi sempre il trascorrere del tempo, ci si affanni nella corsa a cercare di andare all'indietro, continuare a sembrare giovani – sembrare chi non si è. Non ho voglia di sembrare chi non sono, una lotta che in qualche modo ho portato avanti da sempre. Non mi trucco per non nascondermi, non significa che non mi prendo cura di me. Non ho le sopracciglia dipinte e non m...

Sgretolarsi e (forse) ricomporsi

Provo a tenermi insieme, ma più spesso di quanto vorrei sento di sgretolarmi. Provo a tenere insieme tutte le parti di me che conosco, quelle che conosco meno, quelle che cerco di coltivare e provo a tagliare le parti che vorrei abbandonare, i famosi rami secchi, eppure ancora non c'è un tutt'uno. A volte mi pare che la risposta sia lì, a portata di mano. E forse lo è e solo io remo contro, mentre allungo il braccio. Ma tutta intera non mi ci sono mai sentita, nemmeno quando leggevo Caproni e credevo di capire tutto (ma avevo quindici anni e di sicuro non capivo niente). Provo a tenermi insieme e a capire a chi devo credere, di cosa fidarmi, chi temere. Percepisco un errore nel sistema e non so se tentare ancora di ripararlo o uscire a godermi il bel tempo. Dovrei propendere per la seconda, ma si sa, sono testarda. Oltre a cercare di tenere insieme me, cerco di tenere insieme anche tutto ciò che c'è fuori. Impresa titanica a dir poco che dovrei proprio lasciar perdere, ma a...